da il secolo xix di genova, 25 gennaio 2008
«Un cavo d'acciaio per ferirci» di Natalino Famà
Un cavo di troppo, teso tra un albero e l'altro, in mezzo alla pista
da sci, di notte, a Frabosa. È il cavo della discordia, un filo
d'acciaio ad "altezza ginocchia", che rischia di generare una
querelle, forse anche legale, certo non pochi dissapori, tra liguri e
piemontesi, tra Savona e Cuneo. Per fortuna non ha causato nessun
ferimento.
Quel cavo intrecciato, tre millimetri di spessore, ha infatti messo a
rischio mercoledì notte gli sciatori del Cai di Savona, i quali non
desideravano altro che compiere una discesa al chiaro di luna piena.
Ma non avrebbero potuto, non a Frabosa Soprana dove la legge è
applicata da anni, per cui, forte di un'ordinanza sindacale, impone,
come in altre stazioni sciistiche, il tassativo divieto di impiegare
le piste dalle 18 alle 6. La manutenzione degli impianti, che avviene
in ore serali, lo impone. La sicurezza lo impone.
Ma quella escursione savonese, per quanto non legittima, poteva finire
con un perentorio allontanamento, una diffida o una multa. E invece,
tra il gruppetto di appassionati di sci alpinismo e i gestori degli
impianti, questi ultimi alla guida di "gatti" delle nevi, pare si sia
accesa una disputa, prima sulle piste, poi nell'area di manovra dei
mezzi e culminata con quel cavo sospetto di troppo e infine con un
diverbio con il sindaco.
Un cavo di traverso accidentalmente? Un cavo di cantiere? O un gesto
ai limiti del criminale ? Perchè proprio in centro alla pista della
Malanotte?
Una brutta disavventura quella degli appassionati affiliati al Cai di
Savona l'altra sera poco dopo le 20 a Frabosa . Ecco i fatti, che
riportiamo e che si possono leggere anche su
http://www.caisavona.it, alla
voce "commenti", direttamente trascritti dagli interessati.
«Viste le condizioni meteo, decidiamo di partire per una gita
scialpinistica sotto la luna piena. Arriviamo alle 20 nel piazzale
degli impianti a Frabosa Soprana.Nessuna segnalazione. Pensavamo,
vista l'assenza assoluta di persone, impianti fermi e nessun gatto
all'opera, che la risalita fossa "tollerata" come avviene ad Artesina.
E qui ha inizio l'avventura... o meglio l'incubo. A circa 2/3 della
salita, le luci di un gatto delle nevi ci abbagliano. Ci spostiamo.
Punta verso di noi, scende un giovanissimo, esce imbufalito
intimandoci (a male parole...) di scendere a valle. Ok,scendiamo,
senza fare discussioni, siamo qui per divertirci. Lui insiste, noi ci
dirigiamo a bordo pista. Arriva un altro gatto, si dirige contro di
noi come per travolgerci. Nel frattempo arrivano gli ultimi due dei
nostri, i gatti si lanciano contro di loro come per investirli. Loro
si spaventano. I gatti gli sbarrano la strada, poi, autisti
soddisfatti, si dirigono verso l'alto. Noi ci fermiamo un po',
discutiamo dell'accaduto. I gatti scendono di nuovo velocemente. Poi
risalgono dopo qualche minuto. Aspettiamo che risalgano per evitare di
incontrarli di nuovo e alcuni in pista, altri fuori scendiamo. Altri
si fermano ad aspettare il grosso del gruppo e qui la sorpresa: ad
altezza ginocchia un cavo d'acciaio teso. Ma non è tutto: nel
parcheggio le auto sono sbarrate da un mucchio di neve. Infine
l'incontro con il sindaco, che sorride all'aggressione subita, ma ci
ammonisce e diffida».