Referendum acqua e neve artificiale (mod. 25mag2011)
Moderatori: sergio, El posta sempar lu, Rob_Roy
Referendum acqua e neve artificiale (mod. 25mag2011)
Ecco il dossier del WWF contro l'innevamento artificiale. Cosa ne pensate?
Le mancate nevicate invernali, un’evidente manifestazione dei cambiamenti climatici in atto, stanno portando ad un fenomeno di rincorsa ad una risorsa preziosa come l’acqua attraverso l’innevamento artificiale, una forma di adattamento sbagliato e poco lungimirante ai cambiamenti climatici che rischia di aggravare ancora di più il male prosciugando risorse naturali ed economiche. Ad una settimana dall’allarme Ue sui rischi che corre l’Italia a causa dei cambiamenti climatici il WWF ha elaborato una stima per l’intera superficie delle piste attualmente innevate con neve artificiale in Abruzzo: circa 300 milioni di litri di preziosa acqua Per l’innevamento artificiale è stato dichiarato che in questi giorni sono stati già utilizzati oltre 100.000 litri di acqua potabile all’ora.
Considerando che la popolazione dell’intera regione è di circa un milione di persone e il consumo medio giornaliero è di 213 litri pro capite, l’acqua utilizzata per far funzionare artificialmente le stazioni sciistiche equivale ad 1 giorno e mezzo di rubinetto aperto. Il WWF ha già chiesto ufficialmente alla Regione di conoscere se nelle località in cui è stata usata acqua potabile nel contempo sia stata tolta agli usi prioritari che sono quelli idropotabili.
Oltre allo smodato consumo d’acqua, bisogna considerare che i cannoni sono estremamente energivori. La produzione dell’energia necessaria a far funzionare 100 cannoni per una intera settimana comporta l’emissione di circa 270 tonnellate di CO2. Sarebbe necessario piantare un bosco su una superficie uguale a 70 campi di calcio per assorbire questa quantità di anidride carbonica (un ettaro di bosco assorbe circa 4 tonnellate di anidride carbonica l’anno). Infine, il fatto che la neve artificiale sia totalmente diversa da quella naturale da un punto di vista chimico fisico determina una completa alterazione del ciclo idrico delle zone innevate forzatamente: gli strati più compatti di quelli naturali formano al loro interno delle lamine di ghiaccio provocando conseguenze ambientali sulle rare vegetazioni di quota fino, ad esempio, ad un ritardo delle fioriture.
"In Abruzzo - spiega Michele Candotti, Segretario Generale del WWF Italia - le aziende turistiche premono per avere lo stato di calamità sebbene il WWF già nel 2001 lanciò le proposte di turismo sostenibile per riconvertire attività invernali anche alla luce delle possibili alterazioni ambientali. Uno stato di calamità significherebbe ricevere investimenti pubblici per rimettere in moto il comparto. Se la strategia da perseguire però sarà solo quella di innevare artificialmente le piste abruzzesi, questa politica è in perdita già in partenza. Ed il caso “locale” abruzzese è solo la punta dell’iceberg di un comparto, di un’industria, quella turistica invernale, che potrebbe essere obbligata in tutta Italia a riscrivere i propri standard, le proprie condizioni di sopravvivenza, il proprio stile, obbligata ad un adattamento non più procrastinabile che ai connotati ambientali aggiunge anche quelli di sostenibilità economica di lungo periodo".
L’acqua è un bene sempre più raro: l’innevamento forzato è uno spreco e soprattutto una contraddizione visto che i cittadini sono sempre più invitati a limitare i consumi di acqua, dall’uso della doccia a quello delle lavatrici. La mole d’acqua per far fronte alle esigenze del comparto turistico, va precisato, non necessariamente proviene dall’acquedotto che eroga ai cittadini. Sappiamo però che l’acqua è fondamentale anche per altri usi, soprattutto quello agricolo: ecco perché sembra paradossale destinarla ad un impiego per lo sci invernale.
La stessa considerazione vale, con le differenze del caso, per le Alpi: gli investimenti pubblici che hanno accompagnato l’infrastrutturazione valtellinese per i mondiali di sci, gli scempi ambientali compiuti nel Parco dello Stelvio a nome dello sviluppo del turismo alpino invernale mostrano senza pietà e senza scuse i propri limiti, l’assenza di progettualità e, soprattutto, l’equivoco mal celato con il quale si compiono le peggiori speculazioni ambientali in nome dello sviluppo locale: l’assenza di neve sta mettendo a nudo anche questa menzogna. Secondo un’analisi realizzata dal WWF, nella stagione sciistica 2005-2006, le Alpi italiane sono attraversate da 4.693 km di piste da sci da discesa, di cui oltre il 60% innevato artificialmente, da 2.981 km di piste da fondo, di cui 304 innevato artificialmente da 61 km di piste dedicate allo snowboard, da 129 cabinovie, 684 seggiovie, 74 funivie, 487 skilift e 84 tapis roulant. Spesso l’acqua utilizzata è quella potabile prelevata dagli acquedotti, portata in quota con tubature e impianti realizzati ad hoc e al disgelo scaricata a valle aumentando così l’erosione dei suoli di alta montagna.
‘’Rispetto alle economie locali – aggiunge Candotti - il WWF ha spesso suggerito agli amministratori e a tutti gli attori economici di ripensare l’industria del tempo libero invitando ad uscir fuori dalle logiche dell’emergenza visti i profondi mutamenti delle condizioni ambientali. L’Italia è un paese ricco di opportunità, basta saperle cogliere. L’Abruzzo, ad esempio, ha un’offerta ricchissima per il turismo ed è inutile e poco lungimirante accanirsi su una strada - quella dell’innevamento emergenziale continuato - che mima ed evoca le pratiche alpine ma che è dannosa per l’ambiente e non sostenibile dal punto di vista economico. La montagna non vive di sola neve, se quella artificiale si può chiamare neve".
Le mancate nevicate invernali, un’evidente manifestazione dei cambiamenti climatici in atto, stanno portando ad un fenomeno di rincorsa ad una risorsa preziosa come l’acqua attraverso l’innevamento artificiale, una forma di adattamento sbagliato e poco lungimirante ai cambiamenti climatici che rischia di aggravare ancora di più il male prosciugando risorse naturali ed economiche. Ad una settimana dall’allarme Ue sui rischi che corre l’Italia a causa dei cambiamenti climatici il WWF ha elaborato una stima per l’intera superficie delle piste attualmente innevate con neve artificiale in Abruzzo: circa 300 milioni di litri di preziosa acqua Per l’innevamento artificiale è stato dichiarato che in questi giorni sono stati già utilizzati oltre 100.000 litri di acqua potabile all’ora.
Considerando che la popolazione dell’intera regione è di circa un milione di persone e il consumo medio giornaliero è di 213 litri pro capite, l’acqua utilizzata per far funzionare artificialmente le stazioni sciistiche equivale ad 1 giorno e mezzo di rubinetto aperto. Il WWF ha già chiesto ufficialmente alla Regione di conoscere se nelle località in cui è stata usata acqua potabile nel contempo sia stata tolta agli usi prioritari che sono quelli idropotabili.
Oltre allo smodato consumo d’acqua, bisogna considerare che i cannoni sono estremamente energivori. La produzione dell’energia necessaria a far funzionare 100 cannoni per una intera settimana comporta l’emissione di circa 270 tonnellate di CO2. Sarebbe necessario piantare un bosco su una superficie uguale a 70 campi di calcio per assorbire questa quantità di anidride carbonica (un ettaro di bosco assorbe circa 4 tonnellate di anidride carbonica l’anno). Infine, il fatto che la neve artificiale sia totalmente diversa da quella naturale da un punto di vista chimico fisico determina una completa alterazione del ciclo idrico delle zone innevate forzatamente: gli strati più compatti di quelli naturali formano al loro interno delle lamine di ghiaccio provocando conseguenze ambientali sulle rare vegetazioni di quota fino, ad esempio, ad un ritardo delle fioriture.
"In Abruzzo - spiega Michele Candotti, Segretario Generale del WWF Italia - le aziende turistiche premono per avere lo stato di calamità sebbene il WWF già nel 2001 lanciò le proposte di turismo sostenibile per riconvertire attività invernali anche alla luce delle possibili alterazioni ambientali. Uno stato di calamità significherebbe ricevere investimenti pubblici per rimettere in moto il comparto. Se la strategia da perseguire però sarà solo quella di innevare artificialmente le piste abruzzesi, questa politica è in perdita già in partenza. Ed il caso “locale” abruzzese è solo la punta dell’iceberg di un comparto, di un’industria, quella turistica invernale, che potrebbe essere obbligata in tutta Italia a riscrivere i propri standard, le proprie condizioni di sopravvivenza, il proprio stile, obbligata ad un adattamento non più procrastinabile che ai connotati ambientali aggiunge anche quelli di sostenibilità economica di lungo periodo".
L’acqua è un bene sempre più raro: l’innevamento forzato è uno spreco e soprattutto una contraddizione visto che i cittadini sono sempre più invitati a limitare i consumi di acqua, dall’uso della doccia a quello delle lavatrici. La mole d’acqua per far fronte alle esigenze del comparto turistico, va precisato, non necessariamente proviene dall’acquedotto che eroga ai cittadini. Sappiamo però che l’acqua è fondamentale anche per altri usi, soprattutto quello agricolo: ecco perché sembra paradossale destinarla ad un impiego per lo sci invernale.
La stessa considerazione vale, con le differenze del caso, per le Alpi: gli investimenti pubblici che hanno accompagnato l’infrastrutturazione valtellinese per i mondiali di sci, gli scempi ambientali compiuti nel Parco dello Stelvio a nome dello sviluppo del turismo alpino invernale mostrano senza pietà e senza scuse i propri limiti, l’assenza di progettualità e, soprattutto, l’equivoco mal celato con il quale si compiono le peggiori speculazioni ambientali in nome dello sviluppo locale: l’assenza di neve sta mettendo a nudo anche questa menzogna. Secondo un’analisi realizzata dal WWF, nella stagione sciistica 2005-2006, le Alpi italiane sono attraversate da 4.693 km di piste da sci da discesa, di cui oltre il 60% innevato artificialmente, da 2.981 km di piste da fondo, di cui 304 innevato artificialmente da 61 km di piste dedicate allo snowboard, da 129 cabinovie, 684 seggiovie, 74 funivie, 487 skilift e 84 tapis roulant. Spesso l’acqua utilizzata è quella potabile prelevata dagli acquedotti, portata in quota con tubature e impianti realizzati ad hoc e al disgelo scaricata a valle aumentando così l’erosione dei suoli di alta montagna.
‘’Rispetto alle economie locali – aggiunge Candotti - il WWF ha spesso suggerito agli amministratori e a tutti gli attori economici di ripensare l’industria del tempo libero invitando ad uscir fuori dalle logiche dell’emergenza visti i profondi mutamenti delle condizioni ambientali. L’Italia è un paese ricco di opportunità, basta saperle cogliere. L’Abruzzo, ad esempio, ha un’offerta ricchissima per il turismo ed è inutile e poco lungimirante accanirsi su una strada - quella dell’innevamento emergenziale continuato - che mima ed evoca le pratiche alpine ma che è dannosa per l’ambiente e non sostenibile dal punto di vista economico. La montagna non vive di sola neve, se quella artificiale si può chiamare neve".
Ultima modifica di Anonymous il 26 lug 2007, 22:25, modificato 1 volta in totale.
- lotharmatthaus
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come sempre il wwf è un tantino ideologico. Mi sembra che il discorso regga finchè si parla di sprechi energetici. L'ersosione da disgelo mi sembra una boiata immensa (per quello che so io), un impatto sulla flora alpina di un innevamento più prolongato di sicuro esiste, mi piacerebbe però capire fino a che punto...
ovviamente il fattore socio-economico di spopolamento della montagna, arginato in parte dall'industria sccistica non viene toccato. il turismo alternativo sostenibile è una nicchia, ci si fa poco, mi piacerebbe che il Wwf operasse in terminipiù relistici. Nel senso: rendiamo il più sostenibile possibile il turismo sccistico, anzichè (come è sottointeso nell'articolo) mettere in discussione la sua stessa esistenza.
ovviamente il fattore socio-economico di spopolamento della montagna, arginato in parte dall'industria sccistica non viene toccato. il turismo alternativo sostenibile è una nicchia, ci si fa poco, mi piacerebbe che il Wwf operasse in terminipiù relistici. Nel senso: rendiamo il più sostenibile possibile il turismo sccistico, anzichè (come è sottointeso nell'articolo) mettere in discussione la sua stessa esistenza.
- Rob_Roy
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Mah, io invece purtroppo penso che "siamo" molto egoisti e per fare ciò che ci piace non ci interessa di nulla!
Non voglio commentare ciò che il wwf ha scritto in quanto non ho le conoscenze per farlo, ma mi sembra un quadro abbastanza realistico della situazione per quanto riguarda l'acqua.
è meglio fermarsi un attimo e pensare come fare per non buttare tutti i miliardi spesi negli investimenti delle strutture, cercando appunto di utilizzarle in modi alternativi (???), oppure continuiamo a spenderne per mantenerle?!
Degli sport da fare ce ne sarebbero parecchi in montagna, anche in assenza di neve, a mio avviso è solo un fatto di "abitudine"; non credo comunque che se alla maggior parte di sciatori gli si desse una mountain bike per fare del down hill non si divertirebbe...?!
Bye
Non voglio commentare ciò che il wwf ha scritto in quanto non ho le conoscenze per farlo, ma mi sembra un quadro abbastanza realistico della situazione per quanto riguarda l'acqua.
è meglio fermarsi un attimo e pensare come fare per non buttare tutti i miliardi spesi negli investimenti delle strutture, cercando appunto di utilizzarle in modi alternativi (???), oppure continuiamo a spenderne per mantenerle?!
Degli sport da fare ce ne sarebbero parecchi in montagna, anche in assenza di neve, a mio avviso è solo un fatto di "abitudine"; non credo comunque che se alla maggior parte di sciatori gli si desse una mountain bike per fare del down hill non si divertirebbe...?!
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- lotharmatthaus
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A me non piaciono proprio questi articoli in cui tutto viene messo in discussione e non viene dato uno straccio di altrnativa.
Cmq.....
Lo spreco energetico sicuramente è il punto su cui bisogna riflettere. Le altre mi sembrano più che altro elementi per scrivere un articolo più corposo, per aggiungere qualche riga.
Cmq.....
Lo spreco energetico sicuramente è il punto su cui bisogna riflettere. Le altre mi sembrano più che altro elementi per scrivere un articolo più corposo, per aggiungere qualche riga.
- Rob_Roy
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Beh, nn ho detto pattinaggio su ghiacciolotharmatthaus ha scritto:si ma non puoi pensare di mantenere il turismo invernale con il pattinaggio sul ghiaccio... intere province italiane si reggono in buona parte su questo
Cmq nn si può nemmeno continuare a pensare ed agire con "egoismo" e distruggere tutto per puro divertimento!
Bye
- lotharmatthaus
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negli usa almeno dal punto di vista energetico quacosina fanno http://www.dovesciare.it/news/2007/01/1 ... mpatibili/
Mi sembra che il problema del consumo energetico sia un problema reale. Però mi piacerebbe sapere quanto conta nel panorama globale delle emissioni. Secondo me il danno più grave che viene arrecato alle montagne dalle piste da sci è quello del disboscamento e dell'inquinamento visivo, dei palazzoni in aree montane...
Se i bacini di invaso non vengono alimentati con acqua potabile non si crea un danno alla natura. L'acqua che viene sparata non viene consumata (come invece avviene per la corrente) ma viene conservata sino in primavera e poi restituita al sistema. Un po' quello che avviene per i ghiacciai.
Sono d'accordo con Lothar, lo sci è l'unico modo per fermare la fuga dalle montagne. Non ci sono alternative, infatti il WWF non ne indica. Il pattinaggio, le biciclette ecc sono tutte attività complementari. Ma io non prenoterò mai una settimana in montagna per pattinare tutti i giorni. Posso pattinare un'oretta dopo lo sci, non posso fare solo quello.
Certo, io sono di parte. Però ribadisco che il problema delle località sciistiche sono i palazzoni, le stazioni delle funivie abbandonate e non l'innevamento artificiale..
Se i bacini di invaso non vengono alimentati con acqua potabile non si crea un danno alla natura. L'acqua che viene sparata non viene consumata (come invece avviene per la corrente) ma viene conservata sino in primavera e poi restituita al sistema. Un po' quello che avviene per i ghiacciai.
Sono d'accordo con Lothar, lo sci è l'unico modo per fermare la fuga dalle montagne. Non ci sono alternative, infatti il WWF non ne indica. Il pattinaggio, le biciclette ecc sono tutte attività complementari. Ma io non prenoterò mai una settimana in montagna per pattinare tutti i giorni. Posso pattinare un'oretta dopo lo sci, non posso fare solo quello.
Certo, io sono di parte. Però ribadisco che il problema delle località sciistiche sono i palazzoni, le stazioni delle funivie abbandonate e non l'innevamento artificiale..
- lotharmatthaus
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Un problema potrebbero essere gli additivi usati per conservare la neve e aumentare le temperature marginali, ma in italia dovrebbero essere vietati (in effetti però in alcune località, certe volte la neve a fondo pista sembra farina 00 a +5 gradi...)
Interessanti sono gli investimenti per abbattere il traffico auto e per alimentare alcuni impianti con en eolica... ma voi li vorreste catafalchi di 30 m nella vostra stazione preferita??
Interessanti sono gli investimenti per abbattere il traffico auto e per alimentare alcuni impianti con en eolica... ma voi li vorreste catafalchi di 30 m nella vostra stazione preferita??
Credo che gli additivi siano vietati in tutta Europa. Non credo che ci siano controlli molto frequenti ma la critica del WWF non riguardava questo punto..
Forse in montagna si potrebbe investire di più sul solare che è poco invasivo. A Sankt Moritz hanno rivestito la stazione di partenza della funivia del Piz Nair con cellule fotovoltaiche.
Forse in montagna si potrebbe investire di più sul solare che è poco invasivo. A Sankt Moritz hanno rivestito la stazione di partenza della funivia del Piz Nair con cellule fotovoltaiche.