Terminillo Superski: 13 impianti e collegamento con Leonessa
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Terminillo Superski: 13 impianti e collegamento con Leonessa
http://www.dovesciare.it/news/2009/05/0 ... -rilancio/
Sembra che la situazione si stia sbloccando...dite la vostra!!!
Sembra che la situazione si stia sbloccando...dite la vostra!!!
Re: Terminillo Superski: 13 impianti e collegamento con Leon
Che dire: urka! A me farebbe un gran piacere, così mi si diversifica l'offerta di sci a breve raggio. Poi il nome Terminillo Superski promette proprio bene. So anche per esperienza, che grandi aspettative, possono generare enormi delusioni, ma sono un ottimista di natura e pertanto mi auguro che al più presto il progetto si realizzi. Credo proprio che l'area ne ha bisogno ed è un peccato non sfruttare dei potenziali territoriali. Certo , io inizierei a realizzare alcuni impianti nel tempo immediato in modo da dare avvio all'indotto e a far crescere la sensazione di reale cambiamento. Solo in una seconda fase procederei con il project financing, quando cioè anche gli investitori privati hanno acquistato maggiore fiducia nell'operazione e sentono di non rischiare troppo nell'investimento. A quel punto la macchina è avviata, si possono fare verifiche di operosità e in più si possono misurare i reali valori di domanda in modo da adeguare l'offerta e correggere eventuali errori di valutazione. In questo modo si controllano più adeguatamente i margini di rischio, la brutta stagione economica semmai volge ad un miglioramento e se l'orizzonte è chiaro ...allora tutti a godersi la discesa!!! Forse mi sono perso un pezzo, ma quali sono i tempi di attuazione??? Speriamo non 2020. Speriamo di poter provare i nuovi impianti al più presto (la stagione è appena finita ma io già comincio a stare in attesa per la prossima !!!!!!!)
Re: Terminillo Superski: 13 impianti e collegamento con Leon
Effettivamente la cosa è molto interessante!!!
Avete visto che c'è un video fatto dalla Provincia di Rieti!!!!!
http://www.vistadigitale.com/terminillo ... lloski.wmv
Avete visto che c'è un video fatto dalla Provincia di Rieti!!!!!
http://www.vistadigitale.com/terminillo ... lloski.wmv
Re: Terminillo Superski: 13 impianti e collegamento con Leon
Io opterei per un bando unico, utilizzando il contributo pubblico per attrarre gli investitori privati. Di solito questi progetti funzionano solo con un contributo a fondo perduto, difficilmente i privati arrivano a rischiare il proprio capitale senza buoni ritorni e senza aiuti. Sperando che i tempi siano ragionevoli
- lotharmatthaus
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Re: Terminillo Superski: 13 impianti e collegamento con Leon
il problema è che la regione da 20, ne servono 80...
per me iniziano a fare qualcosa sperando di torvare soldi man mano
per me iniziano a fare qualcosa sperando di torvare soldi man mano
Re: Terminillo Superski: 13 impianti e collegamento con Leon
La Provincia di Rieti ha partorito un faraonico progetto per intensificare lo sfruttamento sciistico del Terminillo:
- dai 6 km di piste attuali si passa a oltre 42 km di piste;
- dai 4 impianti di risalita oggi attivi si passa a 16 impianti, più una grande funivia di scavalco della cresta sommitale per il collegamento dei versanti nord e sud della montagna.
La Regione Lazio avvalla questo progetto, stanziando 20 milioni di euro nella Legge finanziaria regionale per il 2009.
I piccoli comuni alle pendici del Terminillo attendono la realizzazione delle nuove piste e dei nuovi impianti come la manna dal cielo, convinti che lo sfruttamento sciistico intensivo della montagna porterà redditi e occupazione.
La Provincia di Rieti ha lanciato il progetto in forma ufficiale, aprendo un sito a esso dedicato (http://www.superskiterminillo.eu) e pubblicando un video di presentazione sul proprio portale istituzionale (http://www.provincia.rieti.it).
Questo progetto consiste però solo in un abbozzo di ipotesi, di simulazioni e disegni in 3D, di grande effetto propagandistico ma di nessun valore tecnico-progettuale:
- non c’è alcun calcolo ingegneristico;
- non c’è alcuna valutazione di fattibilità (economica, finanziaria, giuridica);
- non c’è alcuna stima dei costi;
- non c’è alcuna stima dei benefici.
La Provincia di Rieti, con la complicità della Regione Lazio e delle Amm.ni locali, spaccia un progetto di dimensioni colossali senza avere nessun dato sulla sua effettiva possibilità di essere realizzato e sulla sua effettiva capacità di migliorare le condizioni di vita delle popolazioni interessate.
E tutto questo avviene senza che le organizzazioni della società civile (associazioni culturali, ambientaliste, per lo sviluppo locale, ecc.) siano state interpellate. Nessuno è stato chiamato a discutere il progetto presentato dalla Provincia, ideato in totale autonomia da un professionista del Veneto (sicuramente profumatamente pagato).
Nessuno studio preliminare serio, nessun calcolo, nessun confronto, nessuna consultazione.
Perché?
Perché i calcoli, le stime, il confronto svelerebbero la verità: il “Terminillo superski” è una truffa speculativa che non porterà nessuno sviluppo alla gente del Terminillo. Distruggerà risorse naturali inestimabili e lascerà ruderi a marcire sui fianchi della montagna. Qualche speculatore si arricchirà (grandi costruttori quasi certamente non residenti in zona), qualche politico otterrà facile (e breve) consenso, molti soldi pubblici saranno spesi.
E alle genti del Terminillo resterà solo una montagna più povera di prima.
Perché nessuno, se non in malafede, può davvero pensare che l’intensificazione dello sfruttamento sciistico del Terminillo sia un progetto fattibile.
E se qualcuno lo pensa davvero, se la Provincia di Rieti, la Regione Lazio e i comuni del Terminillo sono convinti che il “superski” possa funzionare, allora lo dimostrino: con calcoli ingegneristici, stime della domanda, studi di fattibilità finanziaria, economica e giuridica, analisi costi-benefici.
Ancora prima di valutare l’impatto ambientale di questa pioggia di ferro e cemento, è necessario dimostrarne scientificamente l’utilità sociale. È necessario dimostrare che i milioni di euro stanziati per il progetto siano spesi bene, ossia siano in grado di attivare un processo duraturo di sviluppo, di generare redditi e occupazione. Ed è necessario dimostrare che non ci siano usi alternativi di quelle risorse, usi più remunerativi ed efficienti.
Ma dimostrare tutto ciò è davvero un’impresa difficile.
Per dimostrare che il “Terminillo superski” non è una colossale speculazione ai danni dell’ambiente e del futuro delle popolazioni locali non bastano i dati positivi sull’innevamento di due annate eccezionali come quelle appena trascorse.
Il trend è evidente: innalzamento dello zero termico e delle temperature massime medie, soprattutto nel periodo primaverile, accentuazione dei fenomeni estremi e delle condizioni di instabilità del manto nevoso.
Era solo il 2007 quando i comuni del Terminillo (Leonessa in prima fila) chiedevano alla Regione il riconoscimento dello stato di calamità per mancanza di neve. Ossia chiedevano soldi pubblici per sussidiare le attività dello sci e risarcire gli operatori turistici e i gestori dei soli 6 km di piste esistenti. E se ne vorrebbero costruire altri 36 Km! Per cosa? Per spendere soldi in sussidi per i prossimi trent’anni? Per vivere in un regime di economia sussidiata, in un contesto ambientale devastato?
La fattibilità del progetto di “Terminillo superski” è molto dubbia, anche solo a uno sguardo preliminare. È molto dubbia per i seguenti motivi, sui quali sono doverose repliche serie e circostanziate dalla Provincia di Rieti e dalle altre amministrazioni coinvolte:
- la domanda sciistica che attualmente si rivolge al Terminillo è scarsa anche per gli impianti attualmente esistenti, non perché non ci sia la neve, ma perché i bacini di domanda a cui il Terminillo si rivolge – e principalmente la città di Roma – sono attratti da altre forme di offerta;
- segnatamente, gli sciatori romani scelgono località più facili ed economiche da raggiungere per i brevi periodi di vacanza (uno o due giorni), come le località abruzzesi servite dall’autostrada (Campo Felice e Ovindoli in primo luogo); per le “settimane bianche”, invece, gli sciatori romani (e del centro-sud in genere) si rivolgono prevalentemente alle grandi località sciistiche dell’arco alpino.
- In ogni caso, bisogna ribadire che la neve spesso manca e quando c’è (e accadrà sempre meno) è sempre meno sciabile. L’innevamento artificiale non può essere la risposta. I costi economici e ambientali dell’innevamento artificiale sono altissimi, sia per la realizzazione degli impianti, sia per le spese correnti di uso e manutenzione degli stessi. Serve molta acqua e molta energia per pomparla, raffreddarla fino a cristallizzarla, spargerla su chilometri e chilometri di piste.
- La neve non è l’unica variabile ambientale e meteorologica che influenza la sciabilità di una montagna. Sono importanti anche i venti prevalenti, la visibilità, il grado di insolazione, ecc. Il Terminillo, come molti altri grandi massicci appenninici, è spesso spazzato da venti impetuosi, soprattutto in quota, ed altrettanto spesso è avvolto da fitte nebbie. È noto che le caratteristiche fisiche dell’Italia peninsulare rendono estremamente variabile il clima dell’Appennino centrale, molto più variabile di quello di molti bacini alpini. L’impianto di scavalco della cresta, a esempio, sarà reso inutilizzabile dai forti venti di quota per molti giorni all’anno, specie durante i mesi invernali e in primavera. Per non parlare del problema dei distacchi valanghivi, che dovranno presumibilmente essere prevenuti e irrigimentati da ulteriori interventi molto costosi (deflettori e strutture di contenimento, impianti di distacco programmato, ecc.).
I punti precedenti ancora non entrano nel merito delle questioni ambientali. Per un semplice motivo: il giudizio sulla fattibilità economica del “Terminillo superski” è preliminare a qualsiasi valutazione di impatto ambientale. Se un progetto non è fattibile finanziariamente e/o economicamente allora va rigettato prima ancora di valutarlo sotto il profilo ambientale, perché spreca i nostri soldi, le già scarse risorse di cui dispongono le pubbliche amministrazioni italiane.
Ma il “Terminillo superski” comporta anche enormi costi ambientali, di cui è necessario valutare in modo tecnico-scientifico l’esatta entità:
- la costruzione dei nuovi impianti di risalita e della funivia di scavalco ha un impatto enorme sul paesaggio montano, in particolare sui profili di alta quota;
- migliaia di alberi saranno abbattuti, migliaia di metri cubi di terra e roccia saranno sbancati, il regime delle acque nel sottosuolo e nel soprassuolo sarà compromesso, così come l’equilibrio idrogeologico di interi versanti della montagna;
- la tracciatura delle nuove piste, la posa dei piloni, la costruzione di infrastrutture turistiche e di trasporto, ecc., colpiscono in modo mortale i boschi, le praterie aride d’alta quota, i ghiaioni e gli ambienti rocciosi, con una perdita drammatica di biodiversità (essenze vegetali e specie animali) e di forme del paesaggio, anche di quello modellato da forme tradizionali e culturalmente radicate di antropizzazione;
- l’impianto di scavalco della cresta impatta certamente sulle rotte migratorie degli uccelli, che le norme comunitarie impongono invece di preservare.
- In un caso particolare il progetto contrasta direttamente e senza dubbio con precise norme comunitarie: le nuove piste e i nuovi impianti previsti nella Vallonina ricadono su un sito di interesse comunitario (SIC).
Quest’ultimo punto sottolinea un elemento di estrema gravità, che denuncia l’atteggiamento di totale spregio della normativa vigente in materia di tutela dell’ambiente.
Paesi di radicata cultura ambientalista e di grande tradizione montana, come l’Austria, hanno preso decisioni severe: nessun nuovo impianto al di sotto dei 2.000 metri di quota e rigorosi piani di accantonamento per reperire le risorse per smantellare le strutture a fine vita. Perché un impianto di risalita ha una sua durata tecnico-economica. Dopodiché deve essere smantellato e/o rinnovato. Se non si accantonano risorse durante gli anni di funzionamento, a fine vita gli impianti dismessi restano ad arrugginire sui fianchi delle montagne. Di queste cicatrici permanenti in Italia ce ne sono a iosa: Paolo Rumiz ne ha censite 180 solo nell’arco alpino. La triste eredità dell’ondata speculativa che investì la montagna italiana negli anni ’70 e ’80, quando di riscaldamento del clima ancora non si parlava.
E sul Terminillo si progettano nuovi impianti e nuove piste, nel cuore del Mediterraneo e ben al disotto dei 2.000 metri di quota. Idiozia o malafede? Chi ha da guadagnare da tutto questo?
Dal “Terminillo superski” non arriverà nessuno sviluppo duraturo per le genti del Terminillo. Sfidiamo chiunque a dimostrare il contrario. Sfidiamo a dimostrare, conti alla mano, la fattibilità del progetto, la sua capacità di produrre reddito e occupazione, di generare flussi finanziari sufficienti a ripagare gli investimenti, la sua compatibilità con le norme in materia urbanistica, paesaggistica e ambientale.
L’unica certezza riguarda gli immensi costi ambientali che il progetto comporterà, la distruzione di risorse ambientali non più riproducibili, se non parzialmente e in tempi geologici.
Questo progetto consegna un ambiente più povero alle generazioni future e ne compromette le opportunità di sviluppo.
Per il Terminillo la strada dello sviluppo sostenibile è un’altra: è la definitiva valorizzazione ambientale della montagna, con l’istituzione del Parco e il sostegno alla crescita di forme sostenibili di sfruttamento turistico. Questi sono obiettivi per cui vale la pena di spendere soldi pubblici, anche perché ne bastano molti meno. Il territorio italiano non sopporta più l’ipocrisia con cui gli speculatori pubblici e privati progettano “grandi opere” per milioni e milioni di euro. Milioni e milioni di euro nostri, che finiranno nelle tasche dei soliti noti (grandi imprese di progettazione e costruzione), nella rete delle collusioni tra potere politico e potere economico.
Chiediamo il ritiro del progetto di “Terminillo superski”
Chiediamo di limitare gli interventi di valorizzazione sciistica alla sola riqualificazione di impianti e infrastrutture già esistenti
Chiediamo la convocazione delle organizzazioni della società civile per la condivisione di un progetto di sviluppo sostenibile del Terminillo.
Un progetto di sviluppo sostenibile basato su alcuni punti fondamentali:
- l’istituzione del Parco del Terminillo e di definitive forme di tutela della montagna e dei suoi ambienti naturali e antropici;
- il sostegno alle attività di valorizzazione turistica sostenibili e compatibili con gli obiettivi di tutela (sport invernali ed estivi in ambiente naturale, come lo scialpinismo, lo sci-escursionismo, le racchette da neve, l’alpinismo, l’arrampicata, l’escursionismo, la bicicletta e il trekking a cavallo, ecc.);
- il sostegno alle necessarie attività complementari (scuole e servizi di guida, ricettività sostenibile, valorizzazione enogastronomica e della cultura locale, ecc.).
Il “Terminillo superski” è una truffa politica, una speculazione economica, un genocidio ambientale.
Bisogna fermarlo. Per lo sviluppo duraturo. Per amore della montagna. Per il futuro di chi vive e lavora nelle “terre alte”.
CHIEDO A TUTTI GLI AMANTI DELLA MONTAGNA DI ROMA, DEL LAZIO, DELL'ITALIA CENTRALE DI TENERSI PRONTI A INIZIATIVE FORTI DI MOBILITAZIONE.
- dai 6 km di piste attuali si passa a oltre 42 km di piste;
- dai 4 impianti di risalita oggi attivi si passa a 16 impianti, più una grande funivia di scavalco della cresta sommitale per il collegamento dei versanti nord e sud della montagna.
La Regione Lazio avvalla questo progetto, stanziando 20 milioni di euro nella Legge finanziaria regionale per il 2009.
I piccoli comuni alle pendici del Terminillo attendono la realizzazione delle nuove piste e dei nuovi impianti come la manna dal cielo, convinti che lo sfruttamento sciistico intensivo della montagna porterà redditi e occupazione.
La Provincia di Rieti ha lanciato il progetto in forma ufficiale, aprendo un sito a esso dedicato (http://www.superskiterminillo.eu) e pubblicando un video di presentazione sul proprio portale istituzionale (http://www.provincia.rieti.it).
Questo progetto consiste però solo in un abbozzo di ipotesi, di simulazioni e disegni in 3D, di grande effetto propagandistico ma di nessun valore tecnico-progettuale:
- non c’è alcun calcolo ingegneristico;
- non c’è alcuna valutazione di fattibilità (economica, finanziaria, giuridica);
- non c’è alcuna stima dei costi;
- non c’è alcuna stima dei benefici.
La Provincia di Rieti, con la complicità della Regione Lazio e delle Amm.ni locali, spaccia un progetto di dimensioni colossali senza avere nessun dato sulla sua effettiva possibilità di essere realizzato e sulla sua effettiva capacità di migliorare le condizioni di vita delle popolazioni interessate.
E tutto questo avviene senza che le organizzazioni della società civile (associazioni culturali, ambientaliste, per lo sviluppo locale, ecc.) siano state interpellate. Nessuno è stato chiamato a discutere il progetto presentato dalla Provincia, ideato in totale autonomia da un professionista del Veneto (sicuramente profumatamente pagato).
Nessuno studio preliminare serio, nessun calcolo, nessun confronto, nessuna consultazione.
Perché?
Perché i calcoli, le stime, il confronto svelerebbero la verità: il “Terminillo superski” è una truffa speculativa che non porterà nessuno sviluppo alla gente del Terminillo. Distruggerà risorse naturali inestimabili e lascerà ruderi a marcire sui fianchi della montagna. Qualche speculatore si arricchirà (grandi costruttori quasi certamente non residenti in zona), qualche politico otterrà facile (e breve) consenso, molti soldi pubblici saranno spesi.
E alle genti del Terminillo resterà solo una montagna più povera di prima.
Perché nessuno, se non in malafede, può davvero pensare che l’intensificazione dello sfruttamento sciistico del Terminillo sia un progetto fattibile.
E se qualcuno lo pensa davvero, se la Provincia di Rieti, la Regione Lazio e i comuni del Terminillo sono convinti che il “superski” possa funzionare, allora lo dimostrino: con calcoli ingegneristici, stime della domanda, studi di fattibilità finanziaria, economica e giuridica, analisi costi-benefici.
Ancora prima di valutare l’impatto ambientale di questa pioggia di ferro e cemento, è necessario dimostrarne scientificamente l’utilità sociale. È necessario dimostrare che i milioni di euro stanziati per il progetto siano spesi bene, ossia siano in grado di attivare un processo duraturo di sviluppo, di generare redditi e occupazione. Ed è necessario dimostrare che non ci siano usi alternativi di quelle risorse, usi più remunerativi ed efficienti.
Ma dimostrare tutto ciò è davvero un’impresa difficile.
Per dimostrare che il “Terminillo superski” non è una colossale speculazione ai danni dell’ambiente e del futuro delle popolazioni locali non bastano i dati positivi sull’innevamento di due annate eccezionali come quelle appena trascorse.
Il trend è evidente: innalzamento dello zero termico e delle temperature massime medie, soprattutto nel periodo primaverile, accentuazione dei fenomeni estremi e delle condizioni di instabilità del manto nevoso.
Era solo il 2007 quando i comuni del Terminillo (Leonessa in prima fila) chiedevano alla Regione il riconoscimento dello stato di calamità per mancanza di neve. Ossia chiedevano soldi pubblici per sussidiare le attività dello sci e risarcire gli operatori turistici e i gestori dei soli 6 km di piste esistenti. E se ne vorrebbero costruire altri 36 Km! Per cosa? Per spendere soldi in sussidi per i prossimi trent’anni? Per vivere in un regime di economia sussidiata, in un contesto ambientale devastato?
La fattibilità del progetto di “Terminillo superski” è molto dubbia, anche solo a uno sguardo preliminare. È molto dubbia per i seguenti motivi, sui quali sono doverose repliche serie e circostanziate dalla Provincia di Rieti e dalle altre amministrazioni coinvolte:
- la domanda sciistica che attualmente si rivolge al Terminillo è scarsa anche per gli impianti attualmente esistenti, non perché non ci sia la neve, ma perché i bacini di domanda a cui il Terminillo si rivolge – e principalmente la città di Roma – sono attratti da altre forme di offerta;
- segnatamente, gli sciatori romani scelgono località più facili ed economiche da raggiungere per i brevi periodi di vacanza (uno o due giorni), come le località abruzzesi servite dall’autostrada (Campo Felice e Ovindoli in primo luogo); per le “settimane bianche”, invece, gli sciatori romani (e del centro-sud in genere) si rivolgono prevalentemente alle grandi località sciistiche dell’arco alpino.
- In ogni caso, bisogna ribadire che la neve spesso manca e quando c’è (e accadrà sempre meno) è sempre meno sciabile. L’innevamento artificiale non può essere la risposta. I costi economici e ambientali dell’innevamento artificiale sono altissimi, sia per la realizzazione degli impianti, sia per le spese correnti di uso e manutenzione degli stessi. Serve molta acqua e molta energia per pomparla, raffreddarla fino a cristallizzarla, spargerla su chilometri e chilometri di piste.
- La neve non è l’unica variabile ambientale e meteorologica che influenza la sciabilità di una montagna. Sono importanti anche i venti prevalenti, la visibilità, il grado di insolazione, ecc. Il Terminillo, come molti altri grandi massicci appenninici, è spesso spazzato da venti impetuosi, soprattutto in quota, ed altrettanto spesso è avvolto da fitte nebbie. È noto che le caratteristiche fisiche dell’Italia peninsulare rendono estremamente variabile il clima dell’Appennino centrale, molto più variabile di quello di molti bacini alpini. L’impianto di scavalco della cresta, a esempio, sarà reso inutilizzabile dai forti venti di quota per molti giorni all’anno, specie durante i mesi invernali e in primavera. Per non parlare del problema dei distacchi valanghivi, che dovranno presumibilmente essere prevenuti e irrigimentati da ulteriori interventi molto costosi (deflettori e strutture di contenimento, impianti di distacco programmato, ecc.).
I punti precedenti ancora non entrano nel merito delle questioni ambientali. Per un semplice motivo: il giudizio sulla fattibilità economica del “Terminillo superski” è preliminare a qualsiasi valutazione di impatto ambientale. Se un progetto non è fattibile finanziariamente e/o economicamente allora va rigettato prima ancora di valutarlo sotto il profilo ambientale, perché spreca i nostri soldi, le già scarse risorse di cui dispongono le pubbliche amministrazioni italiane.
Ma il “Terminillo superski” comporta anche enormi costi ambientali, di cui è necessario valutare in modo tecnico-scientifico l’esatta entità:
- la costruzione dei nuovi impianti di risalita e della funivia di scavalco ha un impatto enorme sul paesaggio montano, in particolare sui profili di alta quota;
- migliaia di alberi saranno abbattuti, migliaia di metri cubi di terra e roccia saranno sbancati, il regime delle acque nel sottosuolo e nel soprassuolo sarà compromesso, così come l’equilibrio idrogeologico di interi versanti della montagna;
- la tracciatura delle nuove piste, la posa dei piloni, la costruzione di infrastrutture turistiche e di trasporto, ecc., colpiscono in modo mortale i boschi, le praterie aride d’alta quota, i ghiaioni e gli ambienti rocciosi, con una perdita drammatica di biodiversità (essenze vegetali e specie animali) e di forme del paesaggio, anche di quello modellato da forme tradizionali e culturalmente radicate di antropizzazione;
- l’impianto di scavalco della cresta impatta certamente sulle rotte migratorie degli uccelli, che le norme comunitarie impongono invece di preservare.
- In un caso particolare il progetto contrasta direttamente e senza dubbio con precise norme comunitarie: le nuove piste e i nuovi impianti previsti nella Vallonina ricadono su un sito di interesse comunitario (SIC).
Quest’ultimo punto sottolinea un elemento di estrema gravità, che denuncia l’atteggiamento di totale spregio della normativa vigente in materia di tutela dell’ambiente.
Paesi di radicata cultura ambientalista e di grande tradizione montana, come l’Austria, hanno preso decisioni severe: nessun nuovo impianto al di sotto dei 2.000 metri di quota e rigorosi piani di accantonamento per reperire le risorse per smantellare le strutture a fine vita. Perché un impianto di risalita ha una sua durata tecnico-economica. Dopodiché deve essere smantellato e/o rinnovato. Se non si accantonano risorse durante gli anni di funzionamento, a fine vita gli impianti dismessi restano ad arrugginire sui fianchi delle montagne. Di queste cicatrici permanenti in Italia ce ne sono a iosa: Paolo Rumiz ne ha censite 180 solo nell’arco alpino. La triste eredità dell’ondata speculativa che investì la montagna italiana negli anni ’70 e ’80, quando di riscaldamento del clima ancora non si parlava.
E sul Terminillo si progettano nuovi impianti e nuove piste, nel cuore del Mediterraneo e ben al disotto dei 2.000 metri di quota. Idiozia o malafede? Chi ha da guadagnare da tutto questo?
Dal “Terminillo superski” non arriverà nessuno sviluppo duraturo per le genti del Terminillo. Sfidiamo chiunque a dimostrare il contrario. Sfidiamo a dimostrare, conti alla mano, la fattibilità del progetto, la sua capacità di produrre reddito e occupazione, di generare flussi finanziari sufficienti a ripagare gli investimenti, la sua compatibilità con le norme in materia urbanistica, paesaggistica e ambientale.
L’unica certezza riguarda gli immensi costi ambientali che il progetto comporterà, la distruzione di risorse ambientali non più riproducibili, se non parzialmente e in tempi geologici.
Questo progetto consegna un ambiente più povero alle generazioni future e ne compromette le opportunità di sviluppo.
Per il Terminillo la strada dello sviluppo sostenibile è un’altra: è la definitiva valorizzazione ambientale della montagna, con l’istituzione del Parco e il sostegno alla crescita di forme sostenibili di sfruttamento turistico. Questi sono obiettivi per cui vale la pena di spendere soldi pubblici, anche perché ne bastano molti meno. Il territorio italiano non sopporta più l’ipocrisia con cui gli speculatori pubblici e privati progettano “grandi opere” per milioni e milioni di euro. Milioni e milioni di euro nostri, che finiranno nelle tasche dei soliti noti (grandi imprese di progettazione e costruzione), nella rete delle collusioni tra potere politico e potere economico.
Chiediamo il ritiro del progetto di “Terminillo superski”
Chiediamo di limitare gli interventi di valorizzazione sciistica alla sola riqualificazione di impianti e infrastrutture già esistenti
Chiediamo la convocazione delle organizzazioni della società civile per la condivisione di un progetto di sviluppo sostenibile del Terminillo.
Un progetto di sviluppo sostenibile basato su alcuni punti fondamentali:
- l’istituzione del Parco del Terminillo e di definitive forme di tutela della montagna e dei suoi ambienti naturali e antropici;
- il sostegno alle attività di valorizzazione turistica sostenibili e compatibili con gli obiettivi di tutela (sport invernali ed estivi in ambiente naturale, come lo scialpinismo, lo sci-escursionismo, le racchette da neve, l’alpinismo, l’arrampicata, l’escursionismo, la bicicletta e il trekking a cavallo, ecc.);
- il sostegno alle necessarie attività complementari (scuole e servizi di guida, ricettività sostenibile, valorizzazione enogastronomica e della cultura locale, ecc.).
Il “Terminillo superski” è una truffa politica, una speculazione economica, un genocidio ambientale.
Bisogna fermarlo. Per lo sviluppo duraturo. Per amore della montagna. Per il futuro di chi vive e lavora nelle “terre alte”.
CHIEDO A TUTTI GLI AMANTI DELLA MONTAGNA DI ROMA, DEL LAZIO, DELL'ITALIA CENTRALE DI TENERSI PRONTI A INIZIATIVE FORTI DI MOBILITAZIONE.
Re: Terminillo Superski: 13 impianti e collegamento con Leon
Premesso che prima di criticare bisognerebbe conoscere a fondo i contenuti del Progetto Terminillo Superski, mi risulta infatti che esistano sia lo studio di incidenza che cartografie tematiche depositate in Regione Lazio, credo si debba cercare con la Provincia di rieti un rapporto dialettico. In fondo le scelte partecipate sono quelle che hanno maggiore probabilità di essere realizzate. Essere contro aprioristicamente denuncia spesso carenza di contenuti ed idee. Ringrazio comunque Oldrado per aver stimolato una discussione.
- lotharmatthaus
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Re: Terminillo Superski: 13 impianti e collegamento con Leon
grazie oldrado per l'analisi,
due cose, l'impatto ambientale in questi casi è evidente, forse si tende anche spesso a esagerlarlo, mi spiego: si fa una funivia che taglia un bosco e ci sono sbancamenti, ma andare a parlare della biodiversità dei pascoli in quota sinceramente mi sembra anacronistico. Sicuramente ci sarà qualche effetto, ma credo che sia anche sicuramente trascurabile rispetto ai benefici che "L'azienda" ha in termini occupazionali, economiche e sociali sulle popolazioni di montagna.
Ovvio, se il progetto è economicamente fattibile e sostenibile, se si riuscirà a innevare decentemente per un buon numero di settimnane l'anno etc... Il punto credo sia questo.
Sull'appennino centrale ci sono comprensori sciistici anche piuttosto grandi e mi pare che stiano in piedi...
(il mio è un discorso generale, aspetto da voi info sul merito!)
due cose, l'impatto ambientale in questi casi è evidente, forse si tende anche spesso a esagerlarlo, mi spiego: si fa una funivia che taglia un bosco e ci sono sbancamenti, ma andare a parlare della biodiversità dei pascoli in quota sinceramente mi sembra anacronistico. Sicuramente ci sarà qualche effetto, ma credo che sia anche sicuramente trascurabile rispetto ai benefici che "L'azienda" ha in termini occupazionali, economiche e sociali sulle popolazioni di montagna.
Ovvio, se il progetto è economicamente fattibile e sostenibile, se si riuscirà a innevare decentemente per un buon numero di settimnane l'anno etc... Il punto credo sia questo.
Sull'appennino centrale ci sono comprensori sciistici anche piuttosto grandi e mi pare che stiano in piedi...
(il mio è un discorso generale, aspetto da voi info sul merito!)
Re: Terminillo Superski: 13 impianti e collegamento con Leon
Riporto qui sotto le considerazioni di un ambientalista sul progetto del Terminillo Superski tratto da wordpress.com.
Per l’ennesima volta torno sull’argomento che ho già trattato e che è quello relativo al progetto di ampliamento del bacino sciistico di Campostella , collegamento con Pian de’ Valli, sviluppo ulteriore verso Cantalice, in altre parole il “famoso” progetto della Provincia alternativo a quello dell’ISIC.
Beh… probabilemte ho attinto ad informazioni “filtrate” da una campagna elettorale alquanto dura, sicuramente mi sono lasciato trasportare dall’ira verso un progetto che mi era parso addirittura più gravoso rispetto a quello dell’ISIC, sicuramente ho dato giudizi affrettati e forse anche superficiali, però , tutto ciò è servito a far arrivare nuove informazioni a chi scrive che ora può trarre nuove conclusioni.
Dunque, premesso , va detto, che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e che la situazione è in costante evoluzione…beh.. lo dico con una certa convinzione ci sono seri elementi che mi fanno pensare che FORSE VERAMENTE SIAMO ARRIVATI AL PROGETTO DEL GIUSTO COMPROMESSO TRA AMBIENTE E SVILUPPO SCIISTICO.
Non è tanto la questione dei consistenti rimboschimenti che mi solleva dai forti dubbi che avevo: si sa, il rimboschimento è importante ma lascia il tempo che trova per quanto alla rigenerazione dell’ecosistema che esisteva sul territorio disboscato, un ecosistema impiega qualche decennio per svilupparsi!
Quello che decisamente fa ben sperare e che , secondo me , FA LA DIFFERENZA è un’impostazione di fondo, un modo di porsi verso gli interlocutori e verso l’ambiente , una mentalità di sviluppo sciistico che già dal progetto iniziale si “autovincola” a certe esigenze di tutela ambientale, seppur cercando compromessi. In sostanza, ora mi pare che chi sta lavorando per questo progetto lo ha fatto e lo sta facendo avendo ben chiaro che se da un lato è imprescindibile che lo sviluppo di alcuni territori debba passare per lo sci, dall’altro è altrettanto imprescindibile un “compromesso ambientale”, un compromesso con l’ambiente. E così, se da un lato si progettano piste da sci e impianti di risalita, dall’altro si lascia importante spazio progettuale a misure di tutela ambientale che badano anche alla rigenerazione di aree oggi stesso degradate nello stesso bacino sciistico . Così apprendo che si vuole limitare il più possibile l’impatto che attualmente provoca la strada che risale fino alla Valle dell’Organo , che peraltro in più punti va ad intaccare il corso di un torrente. Così ancora apprendo che l’uso di paratie antivalanga verrà limitato il più possibile se non addirittura eliminato in funzione di sistemi alternativi e innovativi che, mi pare di capire, consistano in una sorta di deflusso programmao della neve in eccessivo accumulo (non sono un tecnico , riporto a mente il contenuto di quanto letto su un articolo apparso su Il Messaggero cronaca locale alcuni giorni fa…ogni ulteriore precisazione è ovviamente ben accetta). Così ancora l’innevamento artificiale viene affidato a due soli bacini di raccolta di acque che altrimenti si perderebbero (anche se son convinto che da quelle parti di neve non ne mancherà mai). Così ancora l’attenzione allo sviluppo sciistico fuori area SIC. Insomma, a parte questi elementi , quello che davvero fa piacere constatare e che profondamente mi rallegra è IL MODO DI PORSI VERSO LA QUESTIONE AMBIENTALE E VERSO L’INTERLOCUTORE AMBIENTALISTA.
Forse è la prima volta che si affronta il tema dell’ampliamento di stazioni sciistiche SENZA PREGIUDIZI VERSO LA QUESTIONE AMBIENTALE, che anzi viene presa in forte considerazione. Secondo me, siamo di fronte ad un modo di porsi e di affrontare le questioni che è modo nuovo dalle nostre parti e che probabilmente segna la strada da seguire.
Voglio ancora sottolineare che, mi sembra alla luce di quanto ho appreso ieri stesso, che non si mira ad uno sviluppo sciistico a tutti i costi senza badare all’area d’impatto , ma anzi si cerca di riparare anche ai danni del passato.
Beh, non so se riesco a spiegarmi…fatto sta che devo le mie scuse a chi lavora per questo progetto e ha voluto fortemente tener conto di un impatto che sia il minore possibile.
Credo che se questi sono i presupposti e se effettivamente si terrà così in conto l’ambiente, da noi si inaugura un nuovo modo di fare progetto e impresa con lo sci, e sono sicuro che se questo è il modo di pensare e questi sono i presupposti a Campostella potremmo avere un dei pochi esempi del centro Italia di sci in armonia con la Natura.
Per favore…non deludete queste aspettative!
Per l’ennesima volta torno sull’argomento che ho già trattato e che è quello relativo al progetto di ampliamento del bacino sciistico di Campostella , collegamento con Pian de’ Valli, sviluppo ulteriore verso Cantalice, in altre parole il “famoso” progetto della Provincia alternativo a quello dell’ISIC.
Beh… probabilemte ho attinto ad informazioni “filtrate” da una campagna elettorale alquanto dura, sicuramente mi sono lasciato trasportare dall’ira verso un progetto che mi era parso addirittura più gravoso rispetto a quello dell’ISIC, sicuramente ho dato giudizi affrettati e forse anche superficiali, però , tutto ciò è servito a far arrivare nuove informazioni a chi scrive che ora può trarre nuove conclusioni.
Dunque, premesso , va detto, che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e che la situazione è in costante evoluzione…beh.. lo dico con una certa convinzione ci sono seri elementi che mi fanno pensare che FORSE VERAMENTE SIAMO ARRIVATI AL PROGETTO DEL GIUSTO COMPROMESSO TRA AMBIENTE E SVILUPPO SCIISTICO.
Non è tanto la questione dei consistenti rimboschimenti che mi solleva dai forti dubbi che avevo: si sa, il rimboschimento è importante ma lascia il tempo che trova per quanto alla rigenerazione dell’ecosistema che esisteva sul territorio disboscato, un ecosistema impiega qualche decennio per svilupparsi!
Quello che decisamente fa ben sperare e che , secondo me , FA LA DIFFERENZA è un’impostazione di fondo, un modo di porsi verso gli interlocutori e verso l’ambiente , una mentalità di sviluppo sciistico che già dal progetto iniziale si “autovincola” a certe esigenze di tutela ambientale, seppur cercando compromessi. In sostanza, ora mi pare che chi sta lavorando per questo progetto lo ha fatto e lo sta facendo avendo ben chiaro che se da un lato è imprescindibile che lo sviluppo di alcuni territori debba passare per lo sci, dall’altro è altrettanto imprescindibile un “compromesso ambientale”, un compromesso con l’ambiente. E così, se da un lato si progettano piste da sci e impianti di risalita, dall’altro si lascia importante spazio progettuale a misure di tutela ambientale che badano anche alla rigenerazione di aree oggi stesso degradate nello stesso bacino sciistico . Così apprendo che si vuole limitare il più possibile l’impatto che attualmente provoca la strada che risale fino alla Valle dell’Organo , che peraltro in più punti va ad intaccare il corso di un torrente. Così ancora apprendo che l’uso di paratie antivalanga verrà limitato il più possibile se non addirittura eliminato in funzione di sistemi alternativi e innovativi che, mi pare di capire, consistano in una sorta di deflusso programmao della neve in eccessivo accumulo (non sono un tecnico , riporto a mente il contenuto di quanto letto su un articolo apparso su Il Messaggero cronaca locale alcuni giorni fa…ogni ulteriore precisazione è ovviamente ben accetta). Così ancora l’innevamento artificiale viene affidato a due soli bacini di raccolta di acque che altrimenti si perderebbero (anche se son convinto che da quelle parti di neve non ne mancherà mai). Così ancora l’attenzione allo sviluppo sciistico fuori area SIC. Insomma, a parte questi elementi , quello che davvero fa piacere constatare e che profondamente mi rallegra è IL MODO DI PORSI VERSO LA QUESTIONE AMBIENTALE E VERSO L’INTERLOCUTORE AMBIENTALISTA.
Forse è la prima volta che si affronta il tema dell’ampliamento di stazioni sciistiche SENZA PREGIUDIZI VERSO LA QUESTIONE AMBIENTALE, che anzi viene presa in forte considerazione. Secondo me, siamo di fronte ad un modo di porsi e di affrontare le questioni che è modo nuovo dalle nostre parti e che probabilmente segna la strada da seguire.
Voglio ancora sottolineare che, mi sembra alla luce di quanto ho appreso ieri stesso, che non si mira ad uno sviluppo sciistico a tutti i costi senza badare all’area d’impatto , ma anzi si cerca di riparare anche ai danni del passato.
Beh, non so se riesco a spiegarmi…fatto sta che devo le mie scuse a chi lavora per questo progetto e ha voluto fortemente tener conto di un impatto che sia il minore possibile.
Credo che se questi sono i presupposti e se effettivamente si terrà così in conto l’ambiente, da noi si inaugura un nuovo modo di fare progetto e impresa con lo sci, e sono sicuro che se questo è il modo di pensare e questi sono i presupposti a Campostella potremmo avere un dei pochi esempi del centro Italia di sci in armonia con la Natura.
Per favore…non deludete queste aspettative!
Re: Terminillo Superski: 13 impianti e collegamento con Leon
Premetto che non conosco bene la zona, quindi mi risulta difficile pronunciarmi a ragion veduta sulla questione impatto ambientale. Avrei due obiezioni da porre a oldrado
1) Se, come viene detto, non è stata fatta una valutazione costi/benefici, non si può dire che il progetto sia profittevole o porti valore alla zona. Ma non si può dire nemmeno il contrario, ovvero che la impoverisca. Convengo che vada fatta una valutazione seria, senza gonfiare i benefici per farla risultare positiva. Ma senza pregiudizi riguardo alle innovazioni e ai cambiamenti.
2) Il mercato austriaco è un po' diverso da quello italiano. Vietare impianti sotto i 2000 metri in Italia mi sembrerebbe insensato. Si guardi, per esempio, al Trentino o all'Alto Adige. Allora là non si potrebbe costruire nulla? Il futuro, sotto quelle quote, è ormai garantito dall'innevamento artificiale. Ma non dimentichiamoci che ormai è garantito anche sopra quelle quote dalla stessa tecnologia. Si vedono cannoni anche a 3000 metri in diverse località sciistiche delle alpi occidentali.
Non vedo nulla di male ad utilizzare acqua nebulizzata senza additivi per farla diventare neve. L'utilizzo di energia non è certo superiore a quello necessario ad altre attività ludiche.
1) Se, come viene detto, non è stata fatta una valutazione costi/benefici, non si può dire che il progetto sia profittevole o porti valore alla zona. Ma non si può dire nemmeno il contrario, ovvero che la impoverisca. Convengo che vada fatta una valutazione seria, senza gonfiare i benefici per farla risultare positiva. Ma senza pregiudizi riguardo alle innovazioni e ai cambiamenti.
2) Il mercato austriaco è un po' diverso da quello italiano. Vietare impianti sotto i 2000 metri in Italia mi sembrerebbe insensato. Si guardi, per esempio, al Trentino o all'Alto Adige. Allora là non si potrebbe costruire nulla? Il futuro, sotto quelle quote, è ormai garantito dall'innevamento artificiale. Ma non dimentichiamoci che ormai è garantito anche sopra quelle quote dalla stessa tecnologia. Si vedono cannoni anche a 3000 metri in diverse località sciistiche delle alpi occidentali.
Non vedo nulla di male ad utilizzare acqua nebulizzata senza additivi per farla diventare neve. L'utilizzo di energia non è certo superiore a quello necessario ad altre attività ludiche.