SCI e COVID - Le regioni: Il Governo non ci prenda in giro: serve una data certa

28 Dicembre 2020

© Fotografia - Lagorai


Le osservazioni del Comitato Tecnico Scientifico al protocollo per gli impianti sciistici hanno rimandato la data di apertura della stagione sciistica. Inizialmente si pensava di poter dare il via alla stagione dello sci alpino il 7 gennaio, data diventata con il passare dei giorni sempre più irrealistica. Il protocollo redatto dalle Regioni e dalle associazioni di categoria è rimasto oltre un mese sulle scrivanie di Governo e Cts per poi ottenere una risposta e una richiesta di chiarimenti giusto la vigilia di Natale.

Ora le Regioni alpine chiedono certezze: una data di apertura e ristori.

"Dopo più di un mese dall’approvazione delle linee guida per l’apertura degli impianti sciistici in Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome prendiamo atto della pubblicazione delle osservazioni del Comitato Tecnico Scientifico tra le quali si richiede una differenziazione delle regole della capienza tra zone gialle e arancioni - si legge in una nota a firma degli assessori regionali con delega agli impianti sciistici - Ora, grazie a questi suggerimenti di modifica del CTS, non di certo una bocciatura come molti quotidiani hanno voluto far intendere, si potrà arrivare all’approvazione definitiva del documento. Come Regioni e Province autonome siamo già al lavoro per portare in approvazione al più presto il protocollo rivisto, auspicando – almeno questa volta – in un velocissimo responso da parte del CTS. A quel punto si saprà come si potrà aprire, ma chiaramente non è sufficiente, serve anche una data di apertura. A proposito la situazione sta diventando sempre più grottesca e l’incertezza regna sovrana. Più tempo passa più la data di apertura del 7 gennaio scritta nel DPCM si trasforma in una colossale presa in giro".

I comprensori sciistici hanno bisogno di un ragionevole lasso di tempo prima di procedere all'apertura di piste, impianti e servizi, quindi, a questo punto, servono certezze. La sensazione è poi sempre la sessa, ovvero che a Roma poco importi della montagna e dello sci.

"La montagna ha bisogno di tempi lunghi per potersi organizzare, non si può pensare di continuare a illudere imprese e lavoratori quando lo stesso CTS e vari esponenti politici hanno già ribadito più volte la volontà di non aprire gli impianti il 7 gennaio. Per questo motivo chiediamo con forza al Governo Conte una data di apertura certa! Tuttavia – a malincuore – bisogna riscontrare come dal Governo manchi assolutamente ogni interesse verso la montagna, e questo vale persino da chi ne ha la competenza. Il Ministro al turismo Dario Franceschini dia un segnale di attenzione nei confronti della montagna e del turismo invernale. L’economia di molte valli è in ginocchio. Dal 6 dicembre al 10 gennaio il turismo invernale e il suo indotto registrano numeri straordinari, come si può solo pensare di ignorare un settore trainante dell’economia delle Alpi? Allo Stato abbiamo chiesto dei ristori per tutte le imprese colpite dalle limitazioni che siano adeguati e calcolati in percentuale sul fatturato dello stesso periodo dell’anno scorso (non di certo ancora su aprile), ma anche qui nessuna risposta. In questo momento drammatico e di assoluta incertezza il mondo della montagna, con i suoi lavoratori e le sue imprese, chiede attenzione e certezze".

A firmare questo documento sono stati Daniel Alfreider, vicepresidente della Provincia Autonoma di Bolzano, Luigi Giovanni Bertschy, vicepresidente della Regione Autonoma Valle d’Aosta, Sergio Emidio Bini, assessore al Turismo Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia,  Martina Cambiaghi, assessore allo Sport della Regione Lombardia, Federico Caner, assessore al Turismo della Regione Veneto, Roberto Failoni, assessore al Turismo Provincia Autonoma di Trento e Fabrizio Ricca, assessore allo Sport della Regione Piemonte.

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di Redazione DoveSciare.it
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