YEONGCHANG 2018 - INCUBO COREA DEL NORD SUI GIOCHI OLIMPICI INVERNALI

05 Settembre 2017


Il comportamento di PyongYang (capitale della Corea del Nord) mette in crisi le Olimpiadi invernali di PyongChang (in Corea del Sud). La Repubblica Popolare Democratica di Corea (ovvero il Nord) è al centro delle cronache in queste ultime ore per l'escalation della tensione causata dai ripetuti test missilistici di Kim Jong Un.

Pyongyang sta anche continuando nei test nucleari, l'ultimo solo poche ore fa, con un ordigno fatto esplodere sotto terra con potenza cinque volte più grande della bomba che distrusse Nagasaki e che ha provocato un sisma da 6.3 gradi della scala Richter. La stessa Corea del Sud sta tornando a posizionare armi nucleari sul proprio territorio (erano state smantellate negli anni 90') e nuove sanzioni contro Il regime di Kim saranno probabilmente approvate dalle Nazioni Unite nelle prossime ore.

In tutto questo la Corea del Sud si sta preparando alle Olimpiadi Invernali che inizieranno a Pyongchang il prossimo 9 febbraio. Attualmente solo il 22% dei biglietti per la rassegna iridati sono stati venduti e anche se si pensa che il boom nelle vendite sarà con l'on like ticketing a ridosso dell'evento, è anche chiaro che la situazione di tensione che si sta vivendo a quelle latitudini non aiuti a pensare allo sport.

Il sito olimpico tra l'altro si trova a 80 chilometri dal 38 esimo parallelo, confine tra nord e sud come stabilito dalla tregua (non pace) siglata nel 1953 e che tuttora resiste nonostante le spallate del giovane dittatore Kim Jong Un. Se a questo si aggiunge il fatto che la Corea è lontana dai grandi centro di interesse per gli sport invernali (Alpi e Nordamerica) si arriva al rischio di un flop olimpico senza precedenti.

Il CIO è preoccupato e in una riunione del prossimo 13 settembre si farà probabilmente un punto della situazione: "Se ci sono preoccupazioni per quell'area, non dipende da nessuno - ha spiegato il Presidente del CONI Giovanni Malagó - È però la prova provata di quanto sostengo da tempo: 7 anni sono un periodo troppo lungo dal momento dell'aggiudicazione dei Giochi al momento in cui si svolgono le Olimpiadi, addirittura 10-11 da quando parte la candidatura. Nel 2011 era difficile immaginare che le tensioni militari potessero arrivare a tanto".

In ogni caso, anche se la tensione dovesse aumentare ulteriormente, non c'è nessuna soluzione alternativa: "onestamente, un piano B non mi pare un'ipotesi che possa essere minimamente ventilata", ha concluso Malagó.

di Francesco Lovati
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