MONTEROSA SKI - Funivia Indren, valanga e tragedia sfiorata il giorno dell'inaugurazione

28 Dicembre 2009

MONTEROSA SKI - Tre giovani valsesiani hanno staccato una valanga, ieri nel vallone servito dal moderno funifor dove si può sciare solo "a proprio rischio e pericolo" . Riportiamo l'articolo di Enrico Martinet apparso su La Stampa

La funivia fantasma e il vallone proibito. Storia di un’inaugurazione senza annunci e di una valanga che travolge tre giovani sciatori della Valsesia in un fuoripista proprio in quel vallone: uno resta sommerso, gli altri due lo salvano, poi arrivano gli uomini del Soccorso alpino e della Finanza, e tutto finisce bene.

E’ accaduto ieri pomeriggio a qualche ora dalla prima corsa della avveniristica funivia dell’Indren, della Monterosaski. Impianto fantasma, che non deve essere pubblicizzato. C’è, ma esiste solo il passaparola. Il perché è in un atto firmato vent’anni fa dal proprietario del vallone della Salza (alpeggi e fauna selvatica, pascoli e balze rocciose), il barone Carletto Beck Peccoz di Gressoney, e rispolverato per il via al nuovo impianto dedicato ai freeriders, cioè agli appassionati del fuoripista.

Uno dei figli del barone, Antonio, dice: «Tutto è molto chiaro, per quell’impianto c’è la pista dell’Indren che raggiunge il Gabiet. Il vallone della Salza è escluso, la mia famiglia ha chiesto e ottenuto che su quei pascoli non confluisca il turismo di massa». E la Monterosaski sta ai patti. La funivia (un doppio impianto con due cabine da 60 posti l’una) parte dal passo dei Salati, confine a 2990 metri tra Gressoney e Alagna, e raggiunge i 3275 metri dell’Indren, morene un tempo coperte dal ghiacciaio che permetteva perfino lo sci estivo ai piedi del Rosa. Ora è ridotto a una lama. Vicenda tormentata quella della funivia: fino a qualche anno fa aveva un altro tracciato e coinvolgeva il territorio piemontese.

Ma la Regione Piemonte ha detto «no», il progetto non è passato al vaglio dell’impatto ambientale. La Valle d’Aosta allora ha fatto da sola: 18 milioni, tre anni di lavoro e ieri l’inizio dell’attività. Lassù ci devono andare soltanto coloro che praticano il fuoripista. Non c’è un tracciato battuto, non c’è il servizio di soccorso piste, ma a vigilare ci sono comunque le guide alpine. Qualche palina colorata segna la via dell’Indren verso il Gabiet, oppure si raggiunge il passo dei Salati e si gira sul versante di Alagna: «A rischio e pericolo dello sciatore». Il vallone della Salza, un percorso amato dagli scialpinisti, non fa parte degli itinerari previsti, per tener fede non solo alla volontà dei proprietari ma anche al contratto firmato.

La richiesta dei baroni non è un capriccio, né un ostacolo al possibile sviluppo turistico. Anzi, loro stessi sono tra i fautori dell’economia del tempo libero a Gressoney. Il nonno ospitò la regina Margherita nelle vacanze estive. Il vallone della Salza è luogo dove svernano branchi di stambecchi. Zona tranquilla, rimasta oasi naturale. Promette gite scialpinistiche di grande interesse, ma nasconde insidie. Ieri c’è stata la conferma anche per le particolari condizioni della neve: 10 centimetri crostati e sotto mezzo metro di farinosa. In più il vento ha creato accumuli. I tre giovani valsesiani, fra i primi 400 clienti della funivia, hanno tagliato una placca e la valanga si è staccata. Le guide commentano: «Sono stati fortunati».

di Andrea Greco
28 Dicembre 2009

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