PYEONGHCHANG 2018 - Michela Moioli: “Ho scalato la mia montagna”

16 Febbraio 2018


“Guarda come luccica!”. Michela Moioli, oro in snowboard Cross alle Olimpiadi di Pyeongchang 2018 è il ritratto della felicità al termine della sua fatica.

Fatica che è durata anni, di costanza e lavoro per rendere concreto quel sogno infranto nella finale di quatto anni fa, quando puntava alla medaglia a Sochi ma si ruppe il ginocchio.

Perché in una specialità come lo snowboard cross il talento non basta a domare salti vertiginosi e compressioni sfiancanti: "Devo tanto al lavoro fatto con la squadra e con il mio preparatore, perché oggi se non avessi avuto le gambe che ho non ce l'avrei fatta. Questi quattro anni rappresentano una montagna ed esserci arrivata in cima è una grandissima soddisfazione: mi godo il panorama e la medaglia d'oro". "Ero un po' agitata alla vigilia, poi ho cenato con mia mamma, mia sorella e degli amici e mi sono tranquillizzata e ho dormito benissimo. Questa mattina mi sentivo bene ed ero felice di essere qui e pronta a dare il mio meglio".

22 anni di Alzano Lombardo, in provincia di Bergamo, città dove è cresciuta l’altra grande speranza azzurra per questi giochi, Sofia Goggia (in gara stanotte). "Sono una ragazza semplice, mi piace uscire con le amiche e fare sport. Ieri sera Sofia Goggia mi ha scritto: "Ti sento vibrare". E io ho risposto: "Manca tanto così””.

Una vittoria coltivata in una squadra di super donne “Credo che abbiamo qualcosa di più. Quando ho visto l'oro della Fontana mi sono detta: ‘Non voglio l'argento, voglio l'oro anch'io, lo voglio a tutti i costi’".

Determinazione ferrerea e un po’ di sano gusto del rischio, questa è Michela Moioli: “Sono sempre stata una ragazzina spericolata, da piccola sciavo. A otto anni mia mamma mi ha detto: ‘Dai Michi, prova con la tavola’. Da allora non ho mai più messo gli sci. Sono innamorata di questo sport. A 11 anni sono entrata nello Scalve boarder team. Ho scoperto di essere brava in questo sport, perché è uno sport di contatto. Poi sono entrata in Nazionale. Mi piacciono i testa a testa. Io non mi sento mai la più forte, perché penso che in ogni gara possa vincere ogni ragazza. Però cerco sempre di dare il meglio di me, per essere soddisfatta. Oggi ci ho messo il cuore, ho dato tutto quello che avevo. Ieri era spaventoso vedere certe cadute su questa pista, e non va bene. Oggi è stata una bella gara e aver mostrato il meglio di questo sport per me è importantissimo, anche per i giovani che vogliono avvicinarsi".

A delineare dall’esterno il profilo della campionessa olimpica è invece Cesare Pisoni, ds dello snowboard e del freestyle: “Un'atleta come Michela nasce ogni vent'anni perché ha una determinazione incredibile. Oggi ha fatto la storia di questo sport, per la prima volta lo snowboard vince una medaglia d'oro. E' la più forte su una pista che non è la nostra. Ieri, nella gara maschile, 11 atleti sono finiti all'ospedale e non è bello. Siamo riusciti a far modificare la pista e oggi è stata una bella gara, anche da vedere. Michela è un esempio di come intendiamo lo snowboard: non uno sport da scavezzacollo, ma una disciplina di atleti. Michela sono quattro anni che lavora per questa Olimpiadi".

di Redazione DoveSciare.it
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