Il paradosso lombardo: palestre aperte e seggiovie chiuse

01 Giugno 2020

© Fotografia - Carosello 3000 Livigno


In Lombardia aprono centri sportivi e piscine ma non gli impianti di risalita.

Avete presente la differenza tra una palestra e una seggiovia? Ebbene, in quale dei due casi pensereste che il "distanziamento sociale" sia più efficace e la possibilità di contrarre il Coronavirus minore? 

Ma alcuni impianti hanno cabine chiuse, si potrebbe obiettare. Ed è vero, infatti i veicoli saranno areati e gireranno con un numero limitato di passeggeri. Un viaggio che dura mediamente 5 minuti per poi essere all'aria aperta, in mezzo ai prati, ai boschi e alle vette. In più sono già stati pensati percorsi obbligati che guideranno i turisti in ingresso e in uscita dalle stazioni. Stazioni che sono, nella stragrande maggioranza, aperte. 

Eppure in Lombardia il settore degli impianti a fune non sembra essere preso in considerazioni dalle ordinanze che normano il graduale ritorno alla normalità dopo lock down che, come sappiamo bene, è stato necessario per limitare la diffusione dell'epidemia di Covid-19. 

Quindi, da mercoledì, nelle città lombarde si potrà andare in palestra e in piscina, ma sulle montagne lombarde non si potranno sfruttare gli impianti di risalita per andare in quota. 

Una situazione al limite della sostenibilità per gli esercenti funiviari che già hanno dovuto fare i conti con una stagione sciistica accorciata di un mese e che offrono, alla stragrande maggioranza dei frequentatori della montagna, il mezzo che la rende accessibile. Un settore dell'economia che, in Lombardia, vale 1 miliardo di euro con il suo indotto di bar, ristoranti, alberghi, guide alpine, maestri di sci... 

“Siamo in continuo contatto  con gli assessori e consiglieri regionali, abbiamo scritto una lettera al Presidente Fontana. Tutti rassicurano però non fanno niente – spiega Massimo Fossati, Presidente di Anef Lombardia – Avremmo dovuto essere aperti, a sentire loro. Siamo a dir poco scocciati, e tutti insieme noi operatori della montagna stiamo perdendo centinaia di migliaia di euro fondamentali per il nostro equilibrio finanziario, ma, ancora di più, la gente ci chiama continuamente per sapere quando riapriremo e potranno andare in montagna all’aperto, all’aria pulita e in spazi aperti incontaminati utilizzando i nostri impianti. Siamo senza parole, dopo l’ultimo decreto: riaperte le piscine, i parchi ludici, i centri sportivi. Noi invece no.”

di Redazione DoveSciare.it
01 Giugno 2020

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