SCI e COVID - Ghezzi (Anef): Dobbiamo spiegare al Governo cos'è lo sci
02 Dicembre 2020
© Fotografia - Valeria Ghezzi (Anef)
Mentre si va verso la conferma del blocco allo sci fino al 15 gennaio, Valeria Ghezzi, presidente di Anef (Associazione Nazionale Esercenti Funiviari) ha lanciato un (ennesimo) appello al Governo. Si chiede di tenere in considerazione le istanze del mondo dello sci e della montagna che sarà fortemente colpito dal blocco allo sci. Si chiede poi chiarezza circa una data di apertura. Se non sarà Natale, come ormai appare pacifico, deve essere spiegato chiaramente quando si potranno aprire piste e impianti perché i comprensori possano organizzarsi per tempo.
"Stiamo lavorando con alcuni parlamentari per ottenere un incontro con il Governo che sia volto a spiegare cos’è lo sci - ha spiegato Valeria Ghezzi intervenendo in una conferenza stampa organizzata dall'Associazione Stampa Estera in Italia - Le decisioni spettano ai politici, ma noi vogliamo spiegare che non chiediamo di aprire domani mattina con 600 morti al giorno, come tanti dicono in questi giorni. Però la nostra attività, per le caratteristiche intrinseche degli impianti, non si apre girando una chiave e necessita di programmazione. Se ci dicono di aprire il 15 gennaio, dobbiamo saperlo almeno un mese prima per avviare la parte tecnica. Abbiamo capito che non si apre a Natale, ma abbiamo bisogno di una data certa per aprire a gennaio o di una certezza sulla non apertura, per evitare di affrontare a vuoto ulteriori spese".
Oltre a una data certa si chiede anche la possibilità di spostarsi tra le regioni, ovviamente se e quando i contagi saranno sotto controllo.
"La Svizzera tiene aperti gli impianti perché li considera trasporto pubblico di persone, equiparandolo al trasporto cittadino, un ragionamento che a mio parere è corretto. D’altra parte, in tanti sono d’accordo nel dire che il problema non è lo sci ma tutto quello che c’è nel contorno. In questo caso basterebbe utilizzare le stesse regole che si seguono al mare o in città, con limitazioni precise e controlli. Certo, in Svizzera non c’è neanche una limitazione alla mobilità, se questa fosse confermata in Italia anche la riapertura non avrebbe senso, perché, ad esempio, come si può pensare che in Valle d’Aosta vadano a sciare solo gli abitanti della regione, in cui oltre il 30% sono lavoratori del settore? Anzi, il rischio ulteriore e più grave è che i lavoratori abbandonino le comunità montane per cercare lavoro altrove, spopolando questi luoghi".
I numeri del comparto sci sono stati ripetuti all'infinito in questi giorni ma "repetita iuvant": 1,2 miliardi fatturato annuo solo per quanto riguarda gli impianti, (400 milioni solo nel periodo natalizio), 15.000 dipendenti, (5.000 a tempo indeterminato e 10.000 stagionali) . C0nsiderando l'indotto si arriva a 11 miliardi di fatturato con più di 120.000 dipendenti (80% stagionali).
"Parliamo di famiglie intere che lavorano nel settore e rischiano di restare senza reddito - conclude Valeria Ghezzi - Questo conta più dell’aspetto sportivo. Sono rimasta sbalordita dall’idea di chiudere gli alberghi, anche perché finora non sono mai stati chiusi, neanche a marzo. Non capisco perché ci sia tanto accanimento, la coda per entrare nel centro commerciale è uguale a quella che si fa per la cabinovia. Anzi, in questo caso viene fatta in maggior sicurezza, all’aria aperta. Forse manca una conoscenza dell’economia della montagna".
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di Redazione DoveSciare.it
02 Dicembre 2020