Paganella, "La montagna del futuro: sci ancora centrale e approccio multidisciplinare"

25 Marzo 2025

Uno dei punti di riferimeto del turismo montano trentino, l'Altopiano della Paganella, rappresenta un perfetto esempio delle sfide che la montagna si trova a vivere, il cambiamento climatico, la destagionalizzazoine, la diversificazione dell'offerta. Abbiamo parlato di questi temi con Luca D'Angelo, direttore dell'Azienda per il Turismo Dolomiti Paganella.

Siamo agli ultimi giorni della stagione sciistica, come è andato l'inverno?

E' partito bene. A dicembre le precipitazioni sono state discrete, il calendario ci ha un po’ penalizzato perché è mancato il Ponte dell’Immacolata, quindi la partenza è stata un po’ slow, poi Natale, Capodanno, Epifania sono andati benissimo e anche gennaio è stato soddisfacente nonostante un meteo abbastanza complesso: tanta umidità e pioggia nella fascia bassa del comprensorio. Ma la sciabilità è stata garantita in maniera sempre ottimale e per questo ringraziamo i tecnici che si sono davvero superati. Sono capitati giorni con pioggia fino a 1400 metri e il giorno dopo gli sciatori trovavano comunque piste perfette. 

Gli effetti del riscaldamento climatico si stanno facendo sentire…



Sappiamo che è una situazione complessa, noi da questo punto di vista possiamo solo continuare a lavorare sulla falsariga di come stiamo facendo. Va detto che, la tecnologia va avanti, gli impianti hanno investito e continueranno a farlo, per esempio con un nuovo bacino di accumulo in quota per migliorare ancora la disponibilità di acqua. Acqua che per noi non è un problema vista la possibilità di utilizzare quella del lago di Molveno. 

La ski area non ha quote elevatissime in compenso l’esposizione è ideale…



Esatto, e in ogni caso va sottolineato come lo sci continua ad essere trainante. Noi per primi abbiamo promosso numerose attività alternative, ma in inverno il fattore trainante, la motivazione, è senza dubbio lo sci. Oggi un sostituto vero e proprio non esiste. 

Paganella tra l’altro è stata tra le prime località di montagna a lavorare molto sull’estate cercando di bilanciare le due stagioni. 

Siamo stati tra i primi a crederci e ci crediamo ancora. Lo sviluppo sviluppo turistico deve essere il più possibile equilibrato. Le località alpine vengono da una storia in cui l'inverno è stato il motore di sviluppo, ma per anni abbiamo lavorato per valorizzare anche l’estate e ora anche le altre stagioni.

Luca D'Angelo

Luca D'Angelo

 La destagionalizzazione dell’offerta turistica montana di cui tanto si parla...



E che, con i giusti sforzi e investimenti,  offre i primi risultati: ormai abbiamo una finestra di chiusura che dura in pratica poco più di settimana. Il 30 marzo chiuderà Paganellaski e il 12 aprile aprirà il bikepark di Molveno seguito il 19 aprile da quello di Fai. Inizialmente nei weekend e poi dal 24 maggio saremo operativi tutti i giorni con tutti gli altri impianti.



Questo immagino comporti un grande impegno per la località intesa nel suo complesso, impianti, alberghi, servizi…

Diciamo che ci vuole tempo perché bisogna ragionare fuori dagli schemi, ma piano piano tutti si stanno allineando. Va detto che nelle stagioni intermedie non c‘è la necessità di avere il 100% dei posti disponibili, quindi con un po’ di flessibilità si riesce a coprire gran parte dell’anno. Questa è la via per il futuro che presuppone una mentalità nuova, che si sta sviluppando. Lavorare su una stagionalità molto più ampia vuol dire anche migliorare l’offerta lavorativa, in prospettiva si potrebbe rompere lo schema del lavoratore stagionale con molteplici vantaggi sia per il lavoratore che per il datore di lavoro che per il tessuto sociale.

Siete stati tra i primi a credere nelle attivià alternativa ma nel complesso quanto è importante lo sci? 


E’ ancora il prodotto trainante, è la motivazione principale che porta la gente in montagna in inverno. Gli impianti di risalita fanno da traino a tutto il movimento turistico. Anche in estate, funzionano principalmente per il bike park ma sono un servizio a disposizione di tutti, chi fa hiking o chi semplicemente vuole pranzare in quota in un rifugio. Tornando all’inverno, lo sci rappresenta l’offerta forte attorno a cui poi si sviluppano varie altre attività e servizi. 

Eppure a livello mediatico gli impianti di risalita sono visti sempre più come un male per la montagna.

 E’ comprensibile che ci siano persone che abbiano sensibilità ambientali più forti, e possiamo anche essere d’accordo sul fatto che non tutti gli investimenti impiantistici in montagna sono lungimiranti o sensati. Quello che posso dire è che dove però c'è un’offerta strutturata, una destinazione vocata al turismo e che di turismo vive, gli impianti di risalita sono il traino principale, il volano attorno a cui si struttura tutta l'offerta. Non ha senso esse contrari agli impianti di risalita, ha senso puntare sullo sci, perché è inevitabile, aumentando nel contempo l’offerta alternativa. Penso che in futuro l’inverno sarà più “multidisciplinare”, un po’ come oggi è l’estate.

Francesco Lovati

di Redazione DoveSciare.it
25 Marzo 2025

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