Idea visionaria: megastazione fra Emilia e Toscana
E’ da quando son piccolo che me li guardo e me li studio, quei crinali fra Emilia e Toscana, fra mammelloni stracolmi di neve, e invitanti canalini. Me li guardo e me li studio ogni volta, con l’affetto che si riserva alle vecchie cose dell’infanzia, ogni volta che vado a sciare nelle mie due stazioni appenniniche preferite, Corno alle Scale e Cimone (di cui vi racconterò presto: vi sorprenderanno); ma anche da lontano, dalla pianura, mi piace ammirarla e rimirarla, quella maestosa (non è ironico) catena appenninica. E quante volte mi sono divertito a ipotizzare linee di collegamento sciistiche fra il Corno alle Scale e quei ‘misteriosi’ (per me) impianti della Doganaccia, Sì, perché basta controllare una mappa geografica per chiedersi perchè non si sia mai pensato prima a unire il Corno alle Scale e il più piccolo, ma non meno intrigante comprensorio di Doganaccia 2000, posto dall’altra parte, nel versante sud (provincia di Pistoia), i cui tralicci mi sembravano così vicini in linea d’aria…
Ora, però, l’idea – assolutamente suggestiva – inizia a far capolino. O meglio, c’è già un protocollo d’intesa per la promozione dell'offerta turistica dell'Appennino siglata tra le Regioni Toscana ed Emilia Romagna, alla presenza del Sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti. Sono 20 milioni di euro in campo messi dallo stato, e 6 milioni dalla Regione Emilia Romagna.
Il progetto transappenninico prevede la sostituzione e l'ampliamento degli impianti di risalita tra il Corno alle Scale (Comune di Lizzano Belvedere – BO) e i Doganaccia (Comune di Cutigliano – PT). Dalla parte emiliana, in particolare il collegamento si fonderebbe su un nuovo impianto nella Val di Gorgo (dove fino a una quindicina di anni fa esisteva già uno skilift con un tracciato impegnativo), che parta dalla base delle piste attuali del Corno e salga oltre il lago Scaffaiolo, dove attualmente la seggiovia esistente si ferma più in basso. Mentre da Doganaccia basterebbe ben poco, forse un piccolo impianto di collegamento e un raccordo, grazie al tronco alto della funivia, che giunge a circa 1800 metri in prossimità del crinale. Non solo: si parla di un coinvolgimento perfino all’Abetone.
Il CAI Emilia Romagna, benemerita associazione che ammiro e seguo, ha già espresso una forte contrarietà. Suggerisce invece il dirottamento delle risorse per una promozione diversa, che valorizzi le peculiarità ambientali e culturali attraverso il sostegno degli itinerari di escursionismo e la realizzazione di una adeguata rete di ricettività e di ristorazione fondata sulle eccellenze agroalimentari della montagna. Ci sta. Anzi, sono d’accordo, ma solo in parte. L’avversione del CAI si fonda infatti su una lettura negativa dei dati del rapporto dell'Osservatorio turismo Unioncamere Emilia Romagna. Ma, dico io, è proprio per migliorare questi dati che si deve puntare all’innovazione e non solo alla conservazione: nell'inverno 2014-2015 ci sono state 375.000 presenze (+4,7% sul 2013-2014), mentre nell'estate 2015 1.663.000 presenze (+3,7/% su estate 2014). “Da cui si deduce che l'Appennino estivo pesa per l'82% di presenze sul turismo montano”.
Confesso che anch’io, noto sostenitore a spada tratta dei grandi collegamenti, ho delle perplessità sul progetto, ma penso anche che lo sviluppo sciistico non vada in contrapposizione con uno sviluppo sostenibile del turismo naturalistico e culturale.
Una cosa non esclude l’altra. La promozione del sistema escursionistico e del patrimonio ambientale può beneficiare eccome di un settore impiantistico e sciistico potenziato e in salute. I 20 milioni tra l’altro non sarebbero tutti per il collegamento, ma anche per altri progetti per lo sviluppo dell’Appennino Tosco Emiliano.
-Razionalmente, dico che è vero che la zona subisce una meteorologia un po’ capricciosa e che la nuvoletta di Fantozzi qui non sembra proprio una fantasia, e che il vento spesso fa arrabbiare; e che la neve tende a saltare le vacanze natalizie, vitali per queste zone deboli. Inoltre Doganaccia è un po’ troppo affacciata a un sole ‘mediterraneo’ per godere di un innevamento stabile; e soprattutto, entrambe le stazioni, Corno e Doganaccia, economicamente non stanno passandosela troppo bene (il bacino di utenza è quello che è, il clima quello che è…), il Corno alle Scale in particolare viene da anni grami, e la compagine gestionale attuale (la società Ottolupi, che ha radici nel vicino Cimone) fa i salti mortali per fare bilancio…
-Irrazionalmente, ma non troppo: fatti salvi questi problemi succitati, in parte risolvibili con un potenziamento delleve programmata, l’idea di una grande stazione ‘transfrontaliera’ fra Emilia e Toscana è visionaria, perfino un po’ folle, ma…. Io dico: compresa fra città d’arte primarie come Pisa, Lucca, Pistoia (e la stessa Firenze) e i distretti enoturistici nel’ambito del brand mondiale ‘Toscana’, e non lontano da poli eccellenti del food e della Motor Valley di Bologna e Modena che stanno richiamando un turismo qualificatissimo da tutto il mondo, una grande stazione di sci appenninica sarebbe spendibilissima a livello internazionale. E se ben lanciata con pacchetti turistici legati appunto alle tante opportunità che le due regioni offrono, potrebbe lasciare il segno nello skibusiness del futuro. E a quel punto, potrebbe fare a quasi a meno del pubblico locale, per puntare tutto sui mercati emergenti. Sogni? Forse. Ma ci spero. Alla peggio sarò uno dei pochi sciatori italiani fra tanti orientali e americani…
Nella foto di copertina, il crinale fra Emilia e Toscana, dal Corno alle Scale. Dietro, si nasconde la Doganaccia. Si nota la bianca distesa di foschia che nasconde il Mar Tirreno