COURMAYEUR - Riapre oggi il museo delle Guide
16 Febbraio 2013
COURMAYEUR. Verrà inaugurato oggi sabato 16 febbraio alle 18 il nuovo museo alpino “Duca degli Abruzzi”. Un grande lavoro di rifacimento dei tre piani, curato dallo Studio di ingegneria e architettura dei F.lli Risso (progetto strutturale), dall’architetto Martina David (allestimenti), da Edy Grange, Luca Argentero, Paolo Corio e dalle numerose guide alpine che si sono prodigate con generosità per questo risultato, reso possibile dai finanziamenti europei Interreg e dai contributi messi a disposizione dall’Associazione Amici delle Guide Courmayeur.
Il pian terreno è infatti dedicata ai pionieri, alle prime “guide à mulet” che accompagnavano i viaggiatori, compresi vari membri della Famiglia Reale, alla scoperta dei territori d’alta quota, del tutto inesplorati. Dalla nascita ufficiosa della Società delle Guide Alpine, nel 1850, si passa alle prime imprese alpinistiche, condotte da nomi del calibro di Emile Rey, Arturo Ottoz e altri. Fotografie, cristalli, strumentazioni, divise storiche, ma anche i libretti delle guide, compilati dai clienti al termine di ogni escursione, raccontano questa prima fase.
Una sezione è dedicata all’etnologo e fotografo Jules Brocherel, e un’altra all’esploratore Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi, l’ideatore e primo sostenitore del museo alpino, da lui inaugurato nel 1928. Dopo aver salito le principali vette alpine, Monte Bianco compreso, il Duca degli Abruzzi intraprende una serie di esplorazioni in Africa, Alaska, India, fino a guidare la spedizione al polo Nord del 1900, che desta grande meraviglia in tutto il mondo. I suoi compagni saranno spesso e volentieri le guide di Courmayeur, esperti uomini di montagna. Tra le novità del museo si trova la slitta originale con cui gli esploratori raggiunsero la massima latitudine artica mai toccata prima, le calzature imbottite, e vari altri strumenti utilizzati in quella e in altre imprese, come agli oggetti appartenenti alle popolazioni africane incontrate in Somalia.
Salendo al primo piano si incontrano testimonianze relative alla prima guerra mondiale per proseguire poi fino agli anni ’80. Il nuovo Museo delle Guide presenta al suo interno dei veri e propri gioielli storici, ne è un esempio la ricostruzione dell’autentico bivacco del Fréboudze. Alto appena 1,25 m, poteva contenere fino a 4 persone e una dotazione minima di utensili sufficienti per la prima sopravvivenza. La sua forma curiosa, a semibotte, gli permetteva di resistere alle valanghe. Installato nel ’25 a 2360 metri nell’alta Val Ferret, venne poi abbandonato con la costruzione del primo bivacco Gervasutti. Accanto al bivacco, una raccolta di registri dei rifugi, sui quali gli escursionisti annotavano la loro destinazione, per poter essere rintracciati in caso di mancato rientro.
Una parete è stata predisposta per mostrare, con tanto di piccozze e ramponi, quali sono le tecniche migliori per la progressione alpinistica su roccia e su ghiaccio. L’evoluzione della professione dagli anni ’50 in poi, la nascita dello scialpinismo e del soccorso alpino, le spedizioni extraeuropee sono altri capitoli interessanti, affrontati in piccole aree apposite. Fotografie, testimonianze e strumentazioni professionali illustrano l’avvento dell’alpinismo moderno, declinato in varie forme.
di Andrea Greco
16 Febbraio 2013