Il tempo in montagna: (im)prevedibile.
Passati il ponte festivo di Ognissanti, e la fiera Skipass di Modena (appena chiusa con l’ennesimo successo, 95.000 visitatori), per gli appassionati dello sci i primi di novembre sono come un giro di boa: i ghiacciai ospitano le prime sciate serie (o ultime! Vedi lo Stelvio che è l’unico ghiacciaio europeo che ha solo una stagione estiva!), alcune stazioni sciistiche ‘normali’ osano le anteprime di apertura piste, i negozi di articoli sportivi sono ben riassortiti e… Il ‘demone’ della neve che è in noi ci spinge a navigare compulsivamente per siti meteo e webcam dalle montagne, alla ricerca di segnali premonitori di un inverno favorevole, anche se il classico opening del ponte dell’Immacolata è ancora lontano. Se le cime sono già imbiancate a inizio novembre e se le temperature consentono di azzardare le prime cannonate di neve (vedi anche questa news al Sestriere: http://www.dovesciare.it/news/03/11/2016/sestriere-cannoni-in-azione), questo però ha più che altro un significato psicologico. Troppo presto, per poter confidare in un inverno pieno di neve. Abbondano nei vari dialetti montanari proverbi sulla vacuità e inattendibilità di nevicate precoci... Tanto più che – lo impariamo sin da piccoli – in montagna il tempo è imprevedibile e cambia repentinamente. Potrebbe ritornare caldo e la prima neve autunnale sciogliersi e il lavoro anticipato dei cannoni rivelarsi vano (vedi anche qui la foto della webcam di Cortina Faloria, dove si è già sparato qualcosa).
Tempo imprevedibile? Ma è proprio vero? D’estate (ma anche in primavera), sì: la maggiore difficoltà è prevedere quanto sia elevata la probabilità che, in una giornata di sole prevalente, i moti termoconvettivi inneschino i temporali pomeridiani di calore, e a che ora, con quale intensità, con il conseguente pericolo di bruschi abbassamenti delle temperature, fulmini, grandine. Aspetto non di poco conto, considerato che d’estate tanta gente è in giro per sentieri e pareti, a volte con equipaggiamento carente (e difatti è sempre meglio non trovarsi ancora fuori al pomeriggio). Contrariamente alla credenza popolare, però, sono proprio l’autunno e l’inverno le stagioni più stabili e prevedibili in montagna. Ma – lo direste? – sono anche le più avare di precipitazione a sud delle Alpi. Fateci caso… Vogliamo la neve, e poi ancora la neve, e invece 8/9 giorni su 10 è bel tempo. E quei 1/2 giorni su 10 di brutto tempo (ma è poi così ‘brutto’, se nevica?) vengono previsti a colpo abbastanza sicuro. Le uniche incognite restano: quanti cm di neve farà? A che ora sarà esattamente il peggioramento previsto? Ma soprattutto è il vento il ‘nemico’ dello sciatore (oltre ovviamente alla pioggia, purtroppo diventata non rara d’inverno). che è importante provare a prevedere con l'aiuto dei siti meteo locali. Autunno e inverno, infatti, sono le stagioni delle grandi depressioni e dei forti geopotenziali che innescano i venti in quota, e l’effetto windchill sul nostro corpo, seppure ben equipaggiati, può essere molto impattante. Non dimentichiamo inoltre che l’entrata improvvisa di forti venti, magari a metà giornata, rischia di bloccarci nella valle accanto. oppure di farci subire fastidiose e gelide attese su un impianto dondolante in continuo stop and go. Valutiamo dunque, durante le nostre escursioni sciistiche, anche il tipo d’impianto che ci deve riportare indietro e l’esposizione ai venti previsti.
E in Appennino? Tutto ancor più difficile per la vicinanza al mare e l’esposizione ai venti, poiché i monti di crinale sono soggetti a venti forti da tutti quadranti. Semplificando si può dire che in Appennino, al contrario delle Alpi, il tempo è meno stabile e meno prevedibile in inverno: raffiche e ‘nuvole di Fantozzi’ sono sempre in agguato. Ma ci vuole ben altro per smorzare l’entusiasmo di uno sciatore vero... Accettiamo di buon grado quello che la natura passa (ci torneremo sopra, su questo tema).