Alpin-chic. Nuovo Hotel La Vetta. San Domenico III puntata


Al centro del grande progetto di sviluppo turistico di San Domenico di Varzo, che prevede, oltre alla risoluzione a breve delle criticità attuali (la strada di accesso al paese e l’impianto per l’Alpe Ciamporino), il collegamento di tre vallate per 110 km di piste (vedi 2 articoli precedenti), è il nuovo hotel La Vetta, del gruppo veneto Mira Hotels. Inaugurato il 6 dicembre 2018, spicca davvero come elemento innovativo al centro del paese di San Domenico. Dell’area sciistica ne avevo già scritto positivamente nel precedente articolo; del paesino in sé, ancora no. Ha certamente un suo fascino di alta montagna, ma è un po’ incassato tra i ripidi versanti, ed è di fatto formato da seconde case, chalet e strutture un po’ datate. Ebbene, in questo contesto il nuovo 4 stelle brilla decisamente, elevando il tono complessivo della località turistica ossolana a monte di Varzo. La progettazione è stata eseguita con cura, secondo canoni alpin-contemporanei che fortunatamente non inseguono cliché ‘alla tirolese’ (che qui non centrerebbero nulla) né tantomeno da finto chalet svizzero (il confine è a un passo). Se all’esterno domina la pietra locale, il legno caratterizza gli arredi delle 77 suite e degli spazi comuni, ravvivati dai ricercati complementi d’arredo e da caldi tessuti colorati. In totale sono 200 posti letto: Classic Suite – Family Suite – Junior Suite – Family Junior Suite – Private Wellness - Family Private Wellness, tutte arredate in uno stile tipico di montagna ma al tempo stesso moderno, con pavimenti in legno e arredi dai colori caldi che creano ambienti sobri e atmosfere rilassate. Per i bambini c’è un miniclub presidiato da personale qualificato per tutto l’arco della giornata.

L’area lounge dell’hotel ha sedute comuni che invitano all'ozio e spazi conviviali, come la sala caminetto, e angoli più intimi per il relax e la lettura, o il gigante video wall per guardare un film in compagnia.

Lo stesso stile alpin-chic caratterizza l’annesso Vertigo Lounge Bar, la cigar room rivestita in cedro, il ristorante gourmet da 140 coperti Terra Rossa (provato: una bella sorpresa lo chef Marco Capra) e la tradizionale Stube, realizzata con antichi legni di recupero. L'hotel, a pochi giorni dalla sua apertura, è diventato subito 'ambasciata' italiana degli Champagne Barons de Rothschild, distribuiti dalla Distilleria piemontese Fratelli Francoli in occasione di una cena-evento con Phylippe Seyres de Rothschild in persona (patron della Maison).

Il piano terra, dedicato a questi ambienti collettivi, si propone come cuore pulsante e centro della socialità di San Domenico, con servizi ed eventi sempre aperti a tutti. Tra un anno dovrebbe essere completata l'area spa piscine, che sarà di tutto rilievo, accessibile a pagamento anche ai non ospiti.

Siamo dunque a livello dei migliori nuovi hotel che sono nati sulle Alpi, non solo italiane. Il prezzo di lancio in bassa stagione è stato decisamente interessante, 100 euro mezza pensione al giorno con skipass gratis. 

 

Mi è piaciuto di più: l’architettura moderna in pietra delle stesse tonalità delle montagne circostanti e l’integrazione fisica e percettiva tra interno ed esterno affidata alle ampie vetrate da cui entrano la luce e la stessa natura circostante.

Mi è piaciuto di meno: proprio davanti alla facciata principale, nello spazio che vorrebbe essere una ‘piazzetta’, è stata costruita la nuova biglietteria della stazione sciistica (che tra l’altro in giornate di punta si rivela già insufficiente). L’edificio in sé è anche bello e in equilibrio con l’albergo, ma qui viene un po’ meno quello che sugli altri tre lati è invece il punto di forza di cui sopra...