Nuovo accesso allo Ski Arlberg: Schröcken-Warth


di Fabio Bottonelli

Schröcken, Warth: nomi impossibili, ma posti bellissimi. Ebbene, segnateveli questi due paesini di alta montagna. Sempre sommersi di neve, incastrati in un angolino lassù, alla fine della valle, nella zona del Bregenzerwald in Vorarlberg,  rendono accessibile un megacomprensorio da sogno come lo Ski Arlberg, grazie a un nuovo collegamento impiantistico. Sì, proprio quello delle prestigiose stazioni sciistiche di  St. Anton  e  Lech con oltre 305 km di piste (reali sci ai piedi) a un'elevata altotudine media (il grosso delle piste fra 1800 e 2500 m). Ma accessibile perché? Era forse inaccessibile? In un certo senso sì, lo era. Perché anche gli sciatori più impallinati questa destinazione austriaca tendono a considerarla bella e impossibile: per la distanza, per i prezzi non per tutti, per la lingua ostica (e per le solite cose che cercano gli italiani ma ovviamente non ci sono MAI all’estero: l’acqua minerale a 1 euro, il caffè a 1,20, la pizza a 6 euro e la pasta sempre e comunque…). Tutto vero, eppure sono convinto che ogni appassionato che si rispetti non dovrebbe mancare un pellegrinaggio (o si dice experience adesso?) in questo tempio dello sci: considerando il livello degli impianti e delle piste (e dei fuori pista), l’innevamento, la qualità della ricettività, l’atmosfera internazionale, siamo veramente al top in Europa.

Io ero già stato alcune volte negli anni passati a Lech, e mi ricordo che mi aveva sempre incuriosito un versante ‘misterioso’ verso nord ovest, con lontani e immacolati panettoni di neve. In cima si scorgevano i piloni di una linea, ma non si vedevano piste… Sembrava tutto chiuso e sepolto di neve. Chissà che stazione, è mi chiedevo… poi ecco che lo scorso inverno ho avuto l’occasione di testare questo nuovo collegamento al suo primo anno idi funzionamento.

Da Schröcken si può salire con la 6 posti Saloberjetbahn e poi scollinare subito giù per la esaltante rossa n. 258 Auenfeld, mentre da Warth l’impianto portante è la 6 posti Jägeralp-Express o la 4 posti Stafflalp-Express. Ma la vera chiave che ha aperto la porta d’ingresso allo Ski Arlberg da Warth e Schröcken (che da soli avrebbero ‘appena’ 62 km di piste tra i 1500 e i 2100 m)) è stata l’Auenfeldjetbahn, cabinovia andata e ritorno che sorvola quelle solitarie distese innevate che una volta vedevo da lontano, tra Oberlech e la seggiovia Sonnenjet che porta in cima al Saloberkopf: ecco, sui pendii di questo panettone si snodano le piste principali di Warth e Schröcken.

E se ‘aggredite’ lo Ski Arlberg partendo proprio da questi due deliziosi paesini Walser con case rustiche, baite e fienili, ma anche albergoni ski in ski out, scoprirete questo mondo fantastico di mega impianti e super piste, comprese quelle più famose nel cuore dello Ski Arlberg, quindi con Lech, Zurs, Stuben, St. Cristoph, St. Anton. Ad esempio la iconica Madloch, o le tante ski route che stanno a metà fra lo staus di pista e fuoripista, o ancora il Weisse Ring, itinerario che tocca tutte le principali vette e piste cult. Con il vantaggio di poter fare base in esercizi dai prezzi accessibili, senza traffico alcuno, senza la folla immensa, perché poi a Lech rischi di spendere centinaia di euro al giorno e - altro problema - c’è spesso il tutto esaurito.

Come detto, sono piste fantastiche in campo aperto, delle vere ‘autostrade’, con tante varianti, rosse e anche nere (ad esempio la n. 251 Salober), ma sempre con la possibilità alternativa azzurra per chi non se la sente. Tenete presente che la classificazione in Austria è un po’ più dura che in Italia, una rossa ha già qualche tratto quasi nero....

Sulle piste di Lech (non mi dilungo a parlarne qui, vedi altri miei articoli) fra i tanti, ecco due nuovi highlights che inducono alla sosta: il primo è la baita Der Wolf, soprattutto per l’architettura moderna tutto legno progettata dello studio di architettura Bernardo Bader, dalle linee pulitissime, oltre che per la ristorazione di standard elevato. L’altro è lo Skyspace Lech, installazione sitespecific di James Turrell:  in pratica, una sorta di igloo-cupola sotterranea con un “buco nel cielo”, dove all’interno si vive una straniante esperienza visuale e meditativa, fra luce, spazio e tempo. Si trova poco sotto la stazione a monte della seggiovia Schlosskopfbahn o meglio ancora lungo la pista azzurra 210 (con una deviazione in una stradina) sotto la seggiovia Weibermand. Se si calcolano ben i tempi, ci si può fermare allo Skyspace prima di ritornare a Warth, poiché nei pressi c’è anche la stazione dell’Aussenfeldjet.

Tutto fantastico, allora? A onor del vero un problemino c’è, ma si rivela anche un vantaggio, e cioè il relativo isolamento. Per arrivarci in auto dall'ITalia bisogna fare un giro un po’ dell’oca lungo l’autostrada del Vorarlberg fino a Dornbirn e poi tanta strada normale (infatti il collegamento stradale più diretto da sud via Zurs – Lech in inverno è chiuso), oppure via Reutte-Lechtal. La mancanza di strade di passaggio e la distanza rendono il posto un po'fatato, tranquillo, senza traffico, ma senza che questo vada a discapito di comodità e servizi di alto livello: la stazione sciistica merita talmente che non deve far paura il 'viaggione' un po' fuori dai consueti confini.

Info: www.warth-schroecken.at