Inverni senza neve: quale prospettiva per lo sci?


Turismo invernale senza neve, di necessità virtù.

La neve è arrivata in anticipo, ma ahimè lo spessore attuale conterà poco o nulla nella maggioranza delle stazioni, perchè poi i giochi si fanno più avanti: solo se e quando le temperature si abbasseranno, allora si consolida il manto che serve alle piste. L'anno scorso, pur con la sola neve sparata presente in pista per buona parte della stagione, il sistema sci ha tenuto. E quest'anno? Ahi ahi, speriamo… il cambiamento climatico che avvertiamo sulla pelle tutti i giorni, indipendentemente dalla sua reale entità, oggettiva o percepita, è un fenomeno globale così sentito da influenzare il comportamento di viaggio dei turisti invernali, anche quando, come in questi anni, non si vedono ancora tutti i suoi nefasti effetti. In pochi decenni, se continua così, la temperatura media nell’arco alpino aumenterà di 2 gradi: ciò significa che le zone sempre innevate, ora a circa 1500 m, dovranno ‘spostarsi’ 300 m più in alto, a 1800 m di quota. Se i trend della temperatura secondo la scienza ufficiale sono in aumento,  c’è più incertezza invece proprio sulle condizioni della coltre di neve e sulla quantità di precipitazioni, che non è ancora detto che saranno più scarse (maggiori temperature potrebbero corrispondere anche a perturbazioni più intense). Comunque sia, purtroppo la neve naturale non sarà mai garantita al 100%. Soprattutto, sembra che le precipitazioni si spostino in avanti, e quindi il periodo natalizio diventerà sempre più a rischio. Allora che fare?

Ecco allora la domanda topica: è possibile ipotizzare un turismo invernale senza neve?

Secondo gli esperti di turismo dello studio “The Future of Winter Travelling in the Alps” affidato ad AlpNet e coordinato da Future Mountains, commissionato da IDM Sudtirol, ci sarà ancora una prospettiva per i viaggi nelle Alpi in inverno. Sta crescendo nella società un forte desiderio di natura, tranquillità, aria pura e fresca, ma anche di sport e di uno stile di vita attento alla salute. Gli operatori che riusciranno a conciliare questi bisogni degli ospiti con le implicazioni del cambiamento climatico, avranno un vantaggio competitivo, anche qualora la neve naturale si facesse desiderare. Si può supporre che entro il 2030 sarà comunque possibile gestire gli effetti del cambiamento climatico facendo ricorso all’innevamento programmato, come suggerisce un terzo degli esperti interpellati, e questo è abbastanza ovvio ed è già in atto. Ma non basta, tanto più che ciò comporta un forte aumento dei costi (circa il 50% in più). Una lieve maggioranza di esperti ha indicato quindi altri elementi che possono essere d’aiuto, come per esempio gli eventi, i mercatini di Natale, le tradizioni, gli hotspot con neve garantita, le piste di pattinaggio sul ghiaccio, i percorsi pedonali e via così. Un terzo degli intervistati era invece del parere che senza neve nulla funziona e quindi la gente smetterà di andare in montagna. E allora? Chi ha ragione? O incrociamo le dita aspettando la neve… O ci rassegniamo: l’inverno deve poter esistere anche quando… non c’è. Nel mondo degli operatori turistici bisogna imparare a gestire l’incertezza. Se non ci sarà più neve, e anche nel caso in cui ce ne fosse troppa, ci sarà comunque bisogno di nuovi prodotti, di offerte turistiche più variegate e innovative, e soprattutto di una strategia comunicativa adeguata: questo è certo. Anzi, già lo abbiamo visto, con un 2016/17 in crescita come presenze pur con poca neve naturale: la comunicazione, grazie anche ai social, tutto sommato ha funzionato. Però, ora, novembre 2017, aspettiamo la neve… (vera). Poche storie…