L'irresistibile feeling tra le campionesse azzurre e Crans Montana
Crans Montana incornicia discese che ci emozionano, vale per i campioni come per chi decide di regalarsi qualche giornata indimenticabile sulla neve. In attesa dei Campionati del Mondo del 2027.
C’è sempre stata un’intesa speciale tra gli italiani e Crans-Montana. E l’appuntamento sportivo con la Coppa del mondo 2024 ce lo ha appena ricordato, regalandoci un podio femminile che si è nuovamente tinto di Rosa con il trionfo di Marta Bassino in discesa, seguita da Federica Brignone, l’unica in grado di contenere il distacco; entrambe nuovamente sugli ambiti gradini l’indomani nel Super-G, rispettivamente al terzo e secondo posto. Il successo nella Libera segna la nona vittoria italiana sulla Mont Lachaux, pista scelta dalla Fis per le gare femminili (tra le più difficili all’interno del circuito) mentre le competizioni maschili si svolgono sulla mitica Nationale, dal tracciato indubbiamente più “morbido”.
Su queste nevi sbobiniamo per un momento il ricordo di un emozionante 15 marzo 1998, quando Alberto Tomba chiuse la carriera portando a casa la 50esima vittoria di Coppa del Mondo, sulla pista dove peraltro undici anni prima aveva conquistato la prima medaglia Mondiale del suo Circo Bianco.
Per chi affronta queste discese in chiave amatoriale il piacere di lasciar correre gli sci sulla splendida Nationale, che dopo il ripido passaggio iniziale si snoda su tratti di più ampio respiro, fa il pari con l’impegno richiesto dagli emozionati muri e dai repentini cambi di pendenza della Mont Lachaux. Se la parte alta si adagia sul pendio della montagna in area sprovvista di vegetazione, la seconda parte si apre un varco nel fitto bosco di conifere e le due piste uniscono i loro tracciati per concludersi condividendo lo spiazzo di arrivo, senza più distinzioni di genere, di fianco alla stazione di partenza degli impianti di Barzettes. I due tracciati di Coppa del Mondo, cui si aggiungono altri due percorsi omologati Fis per competizioni internazionali (Bella Lui e Chetzeron), si inseriscono nel comprensorio di 140 chilometri di piste estese su un dislivello che va dai 1.500 a 3.000 metri di altitudine.
Ma la corsa degli sci sulla neve è una fonte di piacere parziale se non si fa correre anche lo sguardo: il rilascio di serotonina è immediato al cospetto del panorama che scandisce l’orizzonte con la sua corona dentata, da cui si stagliano 17 quattromila e un indistinto numero di altre vette innevate. Oltre allo sport invernale per eccellenza, la località che ogni anno attira migliaia di italiani - i nostri connazionali rappresentano da sempre la quota di visitatori stranieri più numerosa – ha molto altro da offrire.
Facile da raggiungere, su un altopiano felicemente esposto a sud, da oltre 125 anni Crans-Montana ha costruito la propria storia e reputazione con un’offerta di servizi ad alto profilo urbano… in un contesto di montagna. Negli ultimi anni le vocazioni più “sciura” di Crans e più familiare per Montana evolvono verso un’accoglienza che guarda ai giovani (il Caprices Festival porta la musica a 2.200 m., il sanatorio è diventato un ostello, Alaïa è il primo centro per gli sport d’azione della Svizzera Romanda), allo sport invernale praticato in tutte le sue declinazioni (dal curling alla fat bike, dal Rando parc per gli scialpinisti all’imprescindibile Snowpark per i più spericolati), all’accessibilità delle attività (la pista da golf in inverno si trasforma in anello da fondo e sentiero per passeggiare aperto a tutti, l’accesso alla pista di pattinaggio in città è gratuito), alle esperienze che regalano emozioni indimenticabili.
La più bella tra queste si chiama First Track: offre il piacere di essere i primi a disegnare le tracce sulle piste appena battute, a impianti ancora chiusi, mentre le montagne si accendono dei colori dell’alba. Con abbondante colazione in quota a seguire…
Laura Ferrari K.