Giù dal Brennero, subito in fondo a sinistra...

di Fabio Bottonelli
Giù dal Brennero, in fondo alla discesa, a sinistra. Eccola, la valle dello Stubai. Con il suo ghiacciaio aperto fino all’11 maggio per ancora tante giornate di grande sci. Lo scenario si dispiega in un attimo appena usciti dall’autostrada a Schönberg, poco di là dal confine italiano, con una corona di maestose vette laggiù, in lontananza. Un bel contrasto: in un istante dalle aree di servizio e dai tir, alle baite e alle cime innevate. Sono 80 quelle oltre 3000 m ascrivibili alla Stubaital. Con la piramide del Pan di Zucchero (Zuckerhütl), 3505 m, che mostra il suo rango di grande montagna, accanto al Wilder Freiger e all'Habicht: di quest’ultima, seppur il nome sia tutt’altro che noto al grande pubblico, si dice sia la più bella montagna del Tirolo. Una volta entrati in valle, poi, quasi beffardamente la mirabile sequenza di punte innevate si nasconde, perché i versanti sono molto ripidi. In compenso il fondo valle rimane largo, solare, disseminato di paesini: Mieders, Telfes, e poi Fulpmes e Neustift, che sono i due centri principali. Qui dominano direttamente le più basse ma non meno spettacolari creste del gruppo calcareo del Kalkkögel, circa 2800 metri di quota, dall’aspetto quasi dolomitico. All’inizio della valle siamo ‘solo’ a 1000 metri, ma la neve non manca mai d’inverno, mentre adesso c’è il contrasto fra il verde sfavillante dei prati e le montagne ancora bianche. Tanti moderni alberghi e pensioni, ma anche fattorie, fienili, steccati e qualche antica casa decorata. In questi luoghi di montagna la devozione religiosa si esprime storicamente con le imponenti chiese parrocchiali (come quella di Schönberg, o ancor di più quella di Neustift, la seconda più grande d’Austria in stile rococo), ma anche con più umili cappellette e tabernacoli sparsi. Tirolo puro, all’ennesima potenza. E quindi Tirolo di contrasti: iniziano a comparire i primi impianti sciistici. E si comprende ben presto come la Stubaital sia una valle ben ‘assortita’ da un punto di vista turistico, con un’anima sportiva (non solo sci ma outdoor in senso lato) ma anche ancorata alle tradizioni, adatta a un pubblico variegato, anche per una ricettività di buon livello ma tutto sommato a prezzi assai competitivi. Inoltre, la presenza di 4 aree sciabili, di cui una di alta quota in ghiacciaio (63 km di piste), garantisce una stagione sciistica lunga, dai primi di ottobre a maggio (in passato, si sciava tutta l’estate) e probabilmente un modello di stazione di ultima generazione, fra le poche che secondo gli esperti sopravvivranno al global warming. Si inizia con Schlick 2000 sopra Fulpmes, con un buon tasso tecnico della piste e una certa estensione. Dall’altro lato della valle si trovano le più piccole Serles ed Elfer. Serles è adatta più che allo sci a escursioni sui sentieri (un classico fra le mete è il pellegrinaggio al santuario Maria Waldrast), mentre il monte Elfer, sopra Neustift, oltre a qualche pista da sci offre diversi tracciati per lo slittino e si rivela una perfetta piattaforma di lanci di parapendio. E poi il ghiacciaio…:
Da Neustift, la valle prosegue più stretta per altri 20 km in ambiente più rurale e selvaggio (è lunga in totale 35 km), fra sparuti fienili, boschi, canaloni, e grandi cascate ghiacciate: quella di fronte alla malga Grawaalm, può arrivare fino a 80 m di larghezza e 100 di lunghezza! Finché non riappaiono di nuovo le alte montagne a chiudere la testata. Ed ecco la partenza dei mega impianti per il ghiacciaio dello Stubai. Fin dall’organizzazione dell’accesso alla stazione si capisce che qui fanno le cose davvero in grande. Un brulicare di sciatori, tanta allegra confusione, ma si vede che è tutto ben irreggimentato. Biglietterie come e più che in una stazione ferroviaria, tariffe skipass articolate per tutti i gusti a fasce orarie, depositi sci e spogliatoi lounge, grandi noleggi che sembrano catene di montaggio, pannelli ricchi di informazioni su condizioni meteo e situazione delle piste, e una buona dose di tecnologia digitale disponibile per lo skipass e per le app che permettono un’esperienza sciistica totale all’insegna della condivisione. La chiave di volta che già alcuni anni fa ha razionalizzato l’accesso alla stazione sciistica è la funivia 3S. Un gioiello dell’impiantistica, sicuro e resistente al vento, con la massima portata possibile (3000 all’ora) e 4,7 km di lunghezza di linea. Degna erede degli storici impianti che fin dal 1971 salivano quassù in ghiacciaio, a quei tempi cosa pressoché unica perfino in Austria. Qui dal basso, però, nell’angusta conca di partenza, non si ha ancora un’idea del valore del comprensorio. Ce ne rendiamo conto solo sopra, quando si aprono enormi distese innevate, piste che sembrano tanto larghe quanto lunghe, e altri impianti hi tech, come la seggiovia a 8 posti Rotadl e le enormi cabinovie. Il ghiacciaio dello Stubai infatti sembra un grande parco giochi naturale disegnato apposta per gli sciatori, che schizzano di qua e di là in ogni pendio libero attorno al picco dello Schaufelspitze, 3333 m, la montagna che domina la scena. E gli impianti sono ben adeguati.
Le grandi folle si concentrano soprattutto sulle grandi e vellutate piste meno pendenti dell’anfiteatro glaciale, per uno sci rilassante su neve farinosa, al sole. Come la Daunferner, blu, o la Eisjoch, rossa, che di fatto costituiscono gli assi principali di un comprensorio che tocca 3200 metri. Ma non mancano piste selvagge o impegnative. Per esempio la Daunhill. Notare il gioco di parole con Downhill (discesa libera)… Le rosse contrassegnate con i numeri 15, 16, 17 sono brevi ma belle ripide. Annotatevi poi questo nome per l’inverno: quasi 10 km, la Wild Grub’n, di fatto è quasi un fuoripista. Viene usata soprattutto per il rientro valle a fine giornata – ma non in questa stagione - e richiede particolare attenzione, quando dopo una giornata di sci in altura le gambe sono assai stanche. Provare per credere… Ne sanno qualcosa le centinaia di sciatori dilettanti e non che si sono letteralmente buttati giù a rotta di collo il 5 aprile scorso, per quello che è considerato lo slalom gigante più duro al mondo… Per la cronaca, ha vinto il classe 2003 austriaco Thomas Rainer in appena 4’ 13” e 97 centesimi…