Due informazioni sull'innevamento programmato nelle Dolomiti...


Sciabilità al 100% sui 1.200 km di piste anche quando non nevica. Da 30 anni è un obiettivo prioritario sulle Dolomiti, e, caso forse unico al mondo, viene quasi realizzato. Oggi il 97% della superficie sciabile è coperta dai cannoni, per l’esattezza 4.700. E non è un caso che qui sia nato un settore industriale leader nel mondo (Technoalpin e Demac-Lenko). E non tutti sanno che il ‘fondo’ viene sempre fatto con neve programmata, e poi solo in seguito eventualmente mischiato con neve naturale, indipendentemente dalle precipitazioni. Ma dato che il vero problema sono le giornate di freddo utili, sempre più scarse, ecco che diventa decisiva già la fine di ottobre/inizio novembre, quando è opportuno mettere fieno in cascina (anzi, neve) nel minor tempo possibile. E questo viene supportato da oltre 150 bacini per la raccolta idrica o serbatoi sotterranei, dove viene accumulata l’acqua che sgorga dalle sorgenti.

Possono essere prodotti 10 diversi tipi di neve a seconda del fabbisogno e delle condizioni atmosferiche. La composizione della neve programmata è identica a quella naturale. Il metodo di produzione è molto semplice, in quanto l’acqua naturale viene “mescolata” con aria compressa espulsa ad alta o bassa pressione, e questa una volta venuta a contatto con il freddo dell’ambiente, cristallizza all’istante, senza additivi. Per produrre la neve viene utilizzata acqua pulita prelevata dalle sorgenti montane, sulla base di concessioni amministrative rilasciate dopo un’ istruttoria tecnica, in misura compatibile con le portate del bacino e nel rispetto dell’equilibrio idrologico. L’acqua non viene quindi consumata, ma presa “in prestito”, trasformata in neve e poi restituita al circolo idrologico in primavera, al momento dello scioglimento. Un mito da sfatare è il fabbisogno di acqua: una stagione invernale nel Dolomiti Superski utilizza meno di due giorni di consumo privato in Provincia di Belluno (Fonte: Genio civile della Provincia di Belluno), che non è certo popolosa. I cannoni da neve funzionano ad energia elettrica da fonti rinnovabili e quindi non inquinano (nel solo Alto Adige si produce il doppio di energia idroelettrica del fabbisogno). E l’erba, come sta? In estate le piste da sci sulle Dolomiti sono prati in fiore utilizzati come pascoli.

E sapete come si chiamano in gergo i grandi mucchi di neve formati dai cannoni da neve a inizio stagione? “Balene”, per la loro forma che richiama il dorso ricurvo dei grossi cetacei. Dopo la loro produzione entrano in azione i gatti delle nevi per distenderli sulla pista, creando lo strato base dello spessore di almeno 50 cm. Anche i gatti delle nevi hanno vissuto un notevole sviluppo tecnologico per garantire efficienza e minore impatto ambientale, partendo dai prototipi di Prinoth, anche questa azienda leader nel settore, nata nel cuore delle Dolomiti. Attualmente sono 320 i mezzi meccanici operanti nel Dolomiti Superski, tra i quali anche i primi “ibrido diesel-elettrico”. Sono oltre 3.000 fra gattisti  e addetti agli impianti le persone coinvolte nel ‘dietro le quinte’ della preparazione e gestione delle piste.

Nella foto Wisthaler Dolomiti Superski, il perfetto fondo di una pista del Dolomiti Superski in Val Gardena

Articoli collegati
Dislivelli 'spaziali' nel Dolomiti Superski...
CONTINUA
Quando lo sci è super(ski): primi feedback sulla stagione nelle Dolomiti finalmente imbiancate
CONTINUA
E-mountain bikers contro puristi: sarà come la disfida 'sci-snowboard'?
CONTINUA